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mercoledì 20 settembre 2023

MUOVERSI CON CONSAPEVOLEZZA

 Agire con consapevolezza significa restare radicati nel presente con mente e cuore aperti.
Lo sguardo spazia verso l'orizzonte cogliendone quanto è pronto a recepire.
Non hanno importanza contorni e sfumature.
Si guarda con attenzione davanti a sé con i sensi in ascolto.
La via si dispiega naturalmente
e offre al viandante consapevole i segnali necessari alla sua percorrenza.
Non è necessario conoscere tutto in anticipo:
la vita è un flusso in continua trasformazione
e il segreto è rimanervi immersi
e lasciarsi trasportare 
nutrendo la fiducia e alimentando la consapevolezza.



Foto Donatella Coda Zabetta

giovedì 14 settembre 2023

APRI LE MANI E IL CUORE ALLA VITA

 Apri le mani e il cuore alla vita.
Osserva le tue mani:
sono spesso socchiuse a pugno.
Le mani sono il proseguimento del cuore:
con le mani offri e ricevi.
Se le mani sono chiuse a pugno la vita non scorre,
rimane confinata nel corpo.
Il respiro specchia questa assenza di movimento,
ascoltalo: 
è spesso contratto, superficiale, ridotto alla sopravvivenza.
Apri le mani e il cuore alla vita.
E respira, 
profondamente.



foto Donatella Coda Zabetta



lunedì 1 agosto 2022

MUOVERSI CON CONSAPEVOLEZZA

 I pensieri non aiutano l'azione, ma la limitano all'ambito razionale. L'azione necessita di sentimento e di ascolto. Il corpo è il responsabile dell'azione e, come tale, deve intervenire nella presa di coscienza dei bisogni fisiologici che la dirigono.Se si allinea l'azione al solo pensiero si rischia di deviare dal corso evolutivo dell'azione e allontanare l'intento di crescita inducendo la manifestazione di un illusorio teatro di recitazione. 
Agire significa portare nella manifestazione l'essenza della propria interiorità, così che l'espressione della stessa sia specchio e fonte di consapevolezza.





mercoledì 27 luglio 2022

PARTIRE PER ANDARE LONTANO

 Partire per andare lontano sembra sempre la soluzione ai problemi, ai disagi, alle disarmonie. Come se partire potesse risolvere i sospesi, sanare i conflitti, creare soluzioni. 
La partenza è in sostanza una fuga che, come tale, può illusoriamente sollevarci dalle preoccupazioni donandoci l'impressione di stare meglio. Impressione fugace e provvisoria in quanto non risolutiva. Fuggire è una scappatoia poco fruttuosa. È un dilazionare, un negare, un distogliere l'attenzione da sé per dirigerla all'esterno. Il punto di rottura non tarderà ad arrivare, riportando il focus sul disequilibrio che deve essere gestito. Disequilibrio generato dall'instabilità del nostro essere, proiettato altrove. Ritornare al centro e osservarsi è il modo più efficace per risolverlo. La trasformazione ne è il passaggio successivo.
Cambiare ciò che non ci fa stare bene, accogliere quanto non possiamo cambiare, trasformando il sentire e affrontando fragilità e paure. 
Le situazioni in cui ci troviamo non sono mai casuali, ma causali. Per questo sono punti di partenza e non di fuga.


Feriolo - Foto di Donatella Coda Zabetta

giovedì 21 luglio 2022

CON CALMA E SENZA FRETTA

 A volte attendere è la via migliore al conseguimento dei propri obiettivi. Spesso la fretta ci induce a manifestare giudizi affrettati, scelte azzardate, passi pericolosi. Non si può e non si deve ottenere tutto subito. 
L'attesa è fonte di riflessione, comprensione e consapevolezza. Se il mondo ruotasse con la fretta, frullerebbe ogni cosa creando confusione  e caos. Ogni evento ha i suoi tempi. Ogni scelta ha bisogno di maturazione. Ogni passo necessita di consapevolezza: la consapevolezza essenziale al compierlo con la piena responsabilità dell'agire. Quando il movimento è fuori controllo porta disequilibrio e disarmonia. Il passo eseguito con lentezza evidenzia il peso di queste parole. Rallentare è più complesso di correre. Rallentare significa sperimentare con consapevolezza e la piena padronanza del corpo. Un corpo che accompagna e sostiene il passo che stiamo compiendo nella sua manifestazione. Un corpo che è al contempo alleato e confidente. Un corpo che sostiene  e specchia la nostra interiorità per permetterci di vederla.
Con calma e pazienza il corpo può essere percepito, assaporato, ascoltato.



Foto Donatella Coda Zabetta



domenica 17 luglio 2022

CAMBI DI PROSPETTIVA

 Il pensiero tende ad essere univoco. Questa caratteristica lo rende rigido e schematico. Per questo è importante esserne consapevoli. Quando affrontiamo un problema è utile scandagliarlo osservandolo da diverse prospettive. Se tendiamo a fossilizzarci sul pensiero, la prospettiva attraverso la quale lo osserviamo sarà dettata dagli schemi dell'abitudine. Proviamo allora a vivere il problema con il corpo ascoltando percezioni, sensazioni e disagi da esso generati. Il sentire potrà offrirci indicazioni importanti e svelarci molto sul nostro approccio allo stesso. Le emozioni che si celano a monte del nostro sentire emergeranno offrendoci nuove consapevolezze. Per questo è importante adottare questo passaggio e vagliare le paure e  le fragilità che dirigono i nostri pensieri indirizzandoli a ripetere schemi precostituiti. Il pensiero non basta. E' necessario sentire ed esplorare il sentire.
Per esemplificare quanto sopra faccio riferimento al libro "Leila una storia come tante". Ho riflettuto molto su come proporre dei cambi prospettiva utilizzando le parole per trasformare "Il coraggio di ascoltarsi" in una storia che potesse specchiare la nostra quotidianità.
I diversi personaggi della storia di Leila riflettono, osservano, agiscono e reagiscono in modo unico agli eventi e ognuno di loro può scatenare in noi simpatia, antipatia, rabbia, compassione, empatia... Leila è uno specchio dai molteplici riflessi. In questi riflessi possiamo ritrovarci oppure no, ma ogni passaggio è uno spunto di riflessione sul nostro stesso sentire.




martedì 21 giugno 2022

IL SILENZIO DEL PASSO AVANTI

C'è uno strano silenzio che avvolge il passo avanti di una scelta. Inizia con l'intenzione del movimento per poi dispiegarsi nel volo aereo del piede destro e concretizzarsi nel suo appoggio a terra. In una magica sospensione temporale. Si è consapevoli del punto di partenza, ma solo la fiducia sostiene la realizzazione del passo. Si conosce ciò che si lascia, ma non ciò che ci aspetta.  Il movimento è diretto da una presa di coscienza chiara della sua inevitabilità. L'appoggio consueto diviene scomodo al punto da muovere l'energia in avanti verso un nuovo naturale punto d'appoggio. La mancanza di equilibrio che scandisce il movimento può essere destabilizzante in quanto evidenzia resistenze e aspettative. Ecco che nel compiere il passo si è sbilanciati all'indietro (la paura del lasciar andare) o in avanti (la meta non è il viaggio). Raramente viviamo consapevolmente il nostro disequilibrio, concentrati come siamo nel raggiungimento della stabilità. E quando il piede destro trova il suo appoggio siamo nel presente: sospesi tra passato e futuro.  Raramente ci accontentiamo di assaporare il momento, vogliamo di più. 
Avete mai provato la meditazione camminata? Portare l'attenzione all'atto del camminare accresce la consapevolezza del nostro "qui e ora" fotografando le nostre fragilità, le nostre emozioni, le nostre paure, ma anche la nostra capacità di farvi fronte. Rallentare il movimento evidenzia disarmonie e instabilità e ci induce a ricercare l'equilibrio del corpo calmando la mente.
Il silenzio del passo avanti accoglie la nostra presenza.



martedì 8 febbraio 2022

SCOPRIRSI FRAGILE

 Qualche mese fa ho scoperto che non ero fatta tutta d'un pezzo. Quel pezzo resistente, dinamico e indipendente aveva una falla nel sistema che richiedeva la mia attenzione. A dirla tutta, ero consapevole della falla da una decina d'anni e ci stavo lavorando interiormente, ma sentivo che il processo di guarigione sarebbe dovuto approdare nel corpo fisico per completarsi.
Così, per caso, grazie al vaccino, ho scoperto un buco nella parete atriale del cuore che fino ad allora era stato asintomatico: era pericoloso e doveva essere chiuso. 
La guarigione si era spostata nel piano fisico e dovevano essere reimpostate le memorie cellulari; questa consapevolezza mi confermò di aver lavorato bene e mi diede coraggio e forza interiore per affrontare l'esperienza. 
Ero pronta a rinascere. 
Sono stati mesi intensi di meditazione, di accettazione e di trasformazione. 
Scoprirsi fragile cambia tutti gli schemi di pensiero. 
Di punto in bianco avevo bisogno di aiuto. Ero dipendente da altri. 
L'energia doveva cambiare verso: dal donare al ricevere. 
Il mio corpo necessitava di cure e attenzioni che trascendevano le mie possibilità di essere autonoma. 
Ho fatto i conti con la frustrazione, i sensi di colpa e la rabbia. A sostenermi la consapevolezza che l'accettazione della mia fragilità era un passaggio necessario per crescere.
Ho imparato la compassione, la pazienza, a stare nel presente, ad affidarmi e ho sperimentato la libertà di essere totale (sembra contraddittorio, ma non lo è affatto).
Grazie ad una profonda presa di coscienza ho ribaltato la mia vita per l'ennesima volta. "Il Coraggio di Ascoltarsi" ha segnato la via, come sempre.
Ho chiuso l'attività agricola e ho terminato gli esami del corso universitario di Scienze e Tecniche Psicologiche: nel giro di qualche mese seguirà la laurea e sarò pronta, con la concomitante fine della convalescenza post operatoria,  a sperimentare orizzonti inesplorati. 
Non ho mai rifiutato o evitato le difficoltà: ne ho sempre fatto un punto di partenza per nuovi viaggi.
Scoprirmi fragile mi ha donato completezza e libertà. 
Questi mesi sono stati faticosi, densi di impedimenti e coincidenze, dolore fisico e intuizioni. 
La vita mi ha insegnato tantissimo. Ad uno sguardo superficiale si potrebbe definire un brutto periodo, ma per me è stato una fonte inesauribile di risorse al quale sono profondamente grata.








lunedì 18 ottobre 2021

MI MUOVO TRA LA FOLLA

 Mi muovo tra la folla: percepisco il mio corpo e il suo spazio ristretto. Il battito del mio cuore è attutito dal brusio di sottofondo e non ho visibilità. Mi sento trascinare dalla corrente della gente che si muove: sto perdendo le mie radici. La mia vitalità si indebolisce, la mia luce si offusca: non vedo più chiaramente. Oppongo resistenza e investo tutte le mie energie nel radicamento: non voglio diventare un tronco inerme trascinato via. Fortifico il mio stare. Faccio fatica. Pianto i miei piedi a terra e focalizzo l'attenzione su di essi: immagino le mie radici scendere in profondità e cercare nutrimento nella Madre e flessibilità in una sorgente sotterranea. Il mio cuore riprende a pulsare di nuova vita ed erge i suoi rami in alto verso il cielo. Il sole li illumina e un fascio di luce attraversa il mio corpo e lo rende invisibile. Ora mi sento bene. Ho recuperato spazio e centratura. La folla attorno a me scivola via. E' il tempo dello stare. E' il tempo dell'accettazione. Non ho direzioni. Accolgo questi tempi difficili.

 "La verità è che non capisco cosa stia accadendo nel mondo"



Ad uso gratuito (CC0)  Pexels - Pixabay


mercoledì 8 settembre 2021

LA SALVEZZA DEL CORPO

 Con l'inizio della pandemia l'attenzione dell'uomo si è focalizzata sulla salvezza del corpo. L'imperiosa vicinanza della morte ha scosso le coscienze e la paura ha attivato la ricerca per la  sopravvivenza.
Questo movimento ha sbilanciato il già precario equilibrio dell'uomo in direzione della materia evidenziandone le contraddizioni e le dinamiche inconsce. 
Quel corpo, spesso bistrattato da ritmi frenetici, alimentazione scorretta e uno smodato uso di farmaci, è divenuto improvvisamente il fulcro di ogni decisione a livello mondiale ponendo in secondo piano il rispetto per la persona nella sua totalità di essere senziente.
Il dualismo manifestato trova negli estremismi il suo specchio.




Foto di Amine M'Siouri da Pexels


domenica 29 novembre 2020

SEI TUTTO SOTTOSOPRA?

 Vi è mai capitato di sentirvi tutti sottosopra senza un motivo?
Vi è mai capitato di provare una stanchezza insolita e non addebitabile ad uno sforzo psico-fisico particolare o di non riuscire a riposare bene a causa di un'inquietudine che non trova giustificazione?
Vi è mai capitato di avere la percezione che stia per capitare qualcosa senza avere la più pallida idea su cosa potrebbe accadere?
Se vi è capitato, state per arrivare in stazione (I PASSAGGI VERSO LA CONSAPEVOLEZZA). 
Cosa significa? Che ad un certo punto la vita vi sorprenderà facendovi lo sgambetto e vi farà cadere. E quando sarete a terra, ancora confusi da quanto avete vissuto, osserverete gli eventi e vi renderete conto della loro inevitabilità. 
Come mai? Perché proprio quegli eventi saranno in grado di dare un significato al terremoto interiore che vi scombussola da giorni.
La prima reazione alla caduta tenderà ad addebitare la responsabilità dello sgambetto a qualcun altro per non dover affrontare la tempesta interiore che vi sconquassa. 
Quel qualcun altro è stato sicuramente funzionale al vostro percorso con le sue azioni o parole, ma al di là di questo c'entra poco.
A quello sgambetto avete contribuito giorno dopo giorno direttamente voi stessi. 
Come? Non fermandovi prima, non ascoltandovi in profondità o semplicemente perché non eravate ancora pronti a vedere. 
Le cadute, infatti, arrivano sempre quando abbiamo maturato il coraggio di affrontarle rialzandoci. E quando tutti acciaccati raccogliamo sfiniti i pezzi di noi stessi sparsi a terra, ci rendiamo conto che un pezzo deve essere riparato prima di poter essere rimesso a posto. Così lo prendiamo in mano, lo osserviamo e scopriamo una ferita dimenticata che non abbiamo curato adeguatamente. E questa ferita avrà il potere di riportarci là, nel momento in cui è avvenuta, proprio per aiutarci a guarirla.
Questo passaggio può durare qualche giorno e il nostro corpo può viverlo molto intensamente. Le memorie cellulari riattivate dagli eventi devono essere rielaborate ed è possibile farlo solo attraversandole con consapevolezza e umiltà, accogliendo il dolore, trattenendone il significato e lasciando andare il passato. Il lasciar andare non è mai semplice, ha sempre un prezzo. Il prezzo del perdono. Un perdono rivolto all'interno che si manifesta nel momento in cui rinunciamo a restare attaccati con accanimento al nostro ricordo. Un perdono che ci permette di andare oltre senza trascinarci la zavorra ingombrante della nostra rinuncia a dimenticare. Quel dolore è divenuto parte di noi e non ci serve trattenere gli eventi che l'hanno causato per non dimenticare. E' però importante curare la ferita causata da quel dolore per poter essere nuovamente liberi.
Il corpo in tutto questo processo gioca un ruolo determinante: ci rimanda infatti con grande trasparenza la condizione di quella ferita. Alla guarigione segue solitamente il tracollo fisico per l'impiego della grande energia impiegata nel processo: questo stato può durare qualche ora o qualche giorno e richiede riposo.
D'altra parte il lasciar andare si completa nel lasciarsi andare per rinascere ad una nuova alba.



Foto Donatella Coda Zabetta


martedì 14 gennaio 2020

STARE NELLA CONSAPEVOLEZZA

Resto immobile nel mio corpo.
Amplifico la percezione per coglierne i segnali.
In silenzio mi focalizzo su tensioni e rigidità:
 le sciolgo approfondendo il respiro e con il movimento.
Torno immobile nel mio corpo.
Concentro l'attenzione su inspirazione ed espirazione:
una vibrazione di benessere mi pervade.
Mi immergo nel presente della mia fisicità
accogliendone il rilassamento.
Sono pronta ad approfondire la consapevolezza
rivolgendomi all'interno.
Osservo le emozioni manifestarsi:
le vedo sfrecciare come treni impazziti in tutte le direzioni.
Nel respiro mantengo il mio centro,
nel corpo mi radico.
I pensieri perdono forza e intensità
di fronte al ritmo costante della mia respirazione.
Lo stare nella consapevolezza
è pace e armonia.
Mi apro al cuore con dolcezza.









venerdì 27 dicembre 2019

LE SOVERCHIANTI FRAGILITA' DELL'UOMO

Osservo. Ascolto. E poi osservo di nuovo.
I comportamenti umani con le loro dinamiche mi hanno sempre affascinato.
Così osservo con attenzione i movimenti, i gesti, le tensioni.
Li osservo dispiegarsi, il più delle volte, in modo automatico,
attirati dai fili invisibili del desiderio.
Li riconosco perchè i movimenti si attivano e si esauriscono 
come se tante molle li dirigeressero:
compressione, rilascio, compressione, rilascio,
da una parte all'altra senza sosta.
Mancano di riposo.
Lo stare, infatti, è solo il preludio al movimento successivo.
Lo stare è insopportabile: amplifica vuoto e fragilità.
Per questo il corpo si muove incessantemente 
seguendo le proiezioni della mente in un illusorio atto di onnipotenza.

Osservo. Ascolto. E poi osservo di nuovo.
Tanti corpi vagano disperati alla ricerca del soddisfacimento delle pulsioni
per colmare la frustrazione, la disperazione, l'angoscia.
Con il cibo, l'alcool, il fumo, il sesso, la violenza, la trasgressione
cancellano il disagio in un moto perpetuo verso l'autodistruzione.
Il corpo viene usato, bistrattato, violentato
fino al suo totale annullamento.
Quando il desiderio lascerà spazio alla morte.

Osservo. Ascolto. E poi osservo di nuovo.
E mi rattristano l'inconsapevolezza e la superficialità.
Mettono in luce la mia umanità,
la mia stessa fragilità,
il mio senso di impotenza di fronte ad una realtà illusoria
che sembra fagocitare gli uomini
per poi sputarli come gusci vuoti incapaci di ritrovare sè stessi.
E mi rattristano la passività e la mancanza di fiducia.
Mettono in luce quanta energia mi sia necessaria
per restare focalizzata sul cuore
e mantenere viva la sua luce.

Osservo. Ascolto. E poi osservo di nuovo.
Non posso che accogliere le tante scelte inconsapevoli 
acuendo la mia stessa consapevolezza.
Cerco di restare centrata e di non perdere fiducia.
Fiducia in un significato più profondo degli eventi
cosciente della limitatezza del mio sguardo
e della mia umanità.







giovedì 12 dicembre 2019

CAMMINO PIANO, A PICCOLI PASSI

Cammino piano, a piccoli passi.
Tutt'intorno il mondo corre veloce
in un vorticoso arrotolarsi su se stesso
alla ricerca del regalo perfetto.

Cammino piano, a piccoli passi.
Non amo la frenesia natalizia.
Non amo il conformismo della festa comandata.
Non amo i sorrisi impostati, le maschere, la superficialità.

Cammino piano, a piccoli passi.
L'inverno è alle porte, la natura lo sa e si prepara.
Il mio corpo ricerca il silenzio e l'interiorità
per accogliere il seme della rinascita con consapevolezza.

Cammino piano, a piccoli passi.
I primi fiocchi di neve mi sfiorano il viso:
il calore li scioglie in lacrime del cielo.
E mentre il terreno si ammanta di una coltre lucente
una stella brilla nel mio cuore.






mercoledì 20 novembre 2019

SENTIRSI BLOCCATI

Quando ci sentiamo bloccati, la mente diviene una fucina di pensieri e di emozioni. Per questo motivo affidarsi al corpo ci aiuta a focalizzare meglio il sentire.
In una situazione di blocco, il corpo ci rimanda una sensazione di pesantezza e immobilità. Se affondiamo in questa percezione invece di fuggirla, noteremo che cela un atteggiamento di chiusura.
Le spalle e il busto tenderanno ad incurvarsi rendendo il respiro superficiale e il corpo sarà caratterizzato da uno stato di tensione e rigidità. Comprensibile l'azione frenetica della mente a contrastare la situazione con una serie inenarrabile di iniziative e idee tese a combattere lo stallo.
Se ci ascoltiamo ancora più profondamente noteremo che è la nostra stessa chiusura a determinare una sorta di circolo vizioso che ci intrappola, come se continuassimo a percorrere ostinatamente la medesima circonferenza a senso unico.
In effetti entriamo in blocco proprio quando scegliamo di concentrarci su qualcosa che non procede secondo i nostri piani e riduciamo la nostra esistenza ad osservare il muro dell'incontrollabile.
Visivamente potremmo immaginarci come statue imbronciate e curve su se stesse, vibranti di frustrazione e sfiancate dallo sforzo di cambiare ciò che non è in nostro potere cambiare.
Ecco nascere le brillanti idee volte a cancellare l'inaccettabile. Esse si susseguono veloci tentando di rimpolpare l'immagine di noi stessi che si sta lentamente sfaldando davanti ai nostri occhi.
E più ci inventiamo soluzioni inconcludenti e più ci sbricioliamo di fronte alla realtà delle cose.
Come si può disgregare lo schema? Restando in apertura.
Come si fa a restare in apertura? Si accetta lo stato delle cose (vi sto prendendo in giro? giammai, leggere il seguito!)
Come si accetta lo stato delle cose? Non identificandosi con l'incontrollabile.
Come si fa a non identificarsi con l'incontrollabile? Lo si osserva con distacco.
Come si fa ad osservare l'incontrollabile con distacco? Si utilizza il corpo e si fa tesoro della consapevolezza che  esiste colui che osserva (il centro del cerchio) e il conosciuto (la circonferenza) e che il conosciuto non definisce mai colui che osserva a meno che quest'ultimo si lasci fagocitare da esso spostandosi sulla circonferenza e iniziando a correrci sopra con ossessiva ostinazione.
Potrei proseguire ad oltranza, ma poi rischio di complicare le cose. 
Mi limiterò a dire che sulla circonferenza vi è un'infinità di conosciuti e se smettiamo di osservarne uno solo potremmo scoprire tante nuove ed interessanti opportunità.








martedì 12 novembre 2019

CAMMINARE IN PUNTA DI PIEDI

Cammino in punta di piedi per non sprofondare.
Mi muovo leggera tra i fili rossi dei giudizi, 
delle critiche, delle manipolazioni.
Osservo i fili tendersi, rompersi, aggrovigliarsi
e formare una rete intricata e fagocitante.
Il mio corpo sente il fuoco della rabbia che li colora,
lo sente fuori e dentro di sé.
Ogni tanto si scotta, 
ma poi ricorda.
Ricorda che quel fuoco non è solo rabbia:
la rabbia ne è una sfumatura,
ma non lo definisce.
Le sue fiamme possono essere ardenti e divoratrici
o arrivare fino al cielo per colorarsi di blu
e creare arte e bellezza.
Cammino in punta di piedi per non sprofondare.
Conosco la mia fragilità, la vedo, la riconosco.
Conosco la mia forza, la vedo, la riconosco.
Cammino in punta di piedi per non sprofondare
in equilibrio tra terra e cielo
mantenendo vivo il fuoco della trasformazione.



Disegno di Chiara Rondoletto

mercoledì 6 novembre 2019

VIAGGIARE CON IL PROPRIO CORPO

Immaginiamo di muoverci fisicamente all'interno del labirinto della nostra mente e immaginiamo di percorrere il vicolo cieco della rimuginazione e di trovarci di fronte ad un muro. Ci giriamo, torniamo indietro e cerchiamo un'altra via o ripercorriamo il vicolo della rimuginazione all'infinito? Probabilmente, a livello fisico non avremmo alcun dubbio...
Immaginiamo ora di percorrere il vicolo delle ferite sanguinanti per poter procedere oltre. Ci troviamo di fronte ad un percorso  che ad ogni passo ci provoca  dolore. Immediatamente cercheremo cosa ci sta causando dolore per evitare che possa continuamente nuocerci costringendoci a ripercorrere il vicolo più e più volte prima di riuscire a superarlo. Difficilmente continueremo a camminare indefessi subendo passivamente il dolore senza fare nulla.
Probabilmente, a livello fisico non avremmo alcun dubbio...
Immaginiamo ora di intraprendere la via delle difficoltà. Ostacoli e impedimenti ci sbarrano il cammino. Ci fermiamo, li osserviamo, scrutiamo attentamente l'area cercando soluzioni alternative al loro superamento. Difficilmente ci bloccheremo di fronte ad essi in attesa che magicamente scompaiano.
Probabilmente, a livello fisico non avremmo alcun dubbio...
Immaginiamo di trovarci di colpo a testa in giù. Prima di tutto cercheremo di capire come rimetterci in piedi. Per farlo cercheremo, molto probabilmente, di comprendere come siamo finiti a testa in giù per non vanificare i nostri tentativi ripetendo lo schema. Poi ci guarderemo intorno facendo tesoro della nuova prospettiva di osservazione e quando avremo valutato l'operatività necessaria al salto lo affronteremo senza incertezze per limitare un eccessivo afflusso di sangue al cervello. Stare immobili nel disagio non è contemplato e probabilmente, a livello fisico non avremmo alcun dubbio...
Ora immaginiamo la strada della "buona educazione". E' talmente stretta che ci manca il respiro e dobbiamo percorrerla mettendoci su un fianco e raschiando i muri. Ci sono gli slarghi del rispetto verso se stessi e della libertà di scelta, ma per usufruirne dobbiamo abbassarci fino a terra e strisciare attraverso un cunicolo fuori dalla strada della "buona educazione". Il che è una bella fatica e richiede coraggio, perchè ci accolliamo il rischio di essere noi stessi. Il nostro corpo sa quanto sia essenziale respirare a pieni polmoni e probabilmente non avrebbe alcun dubbio...
Gli esempi sono infiniti e lascio che ciascuno immagini il proprio viaggio con il corpo all'interno del dedalo delle proprie pippe mentali.
A volte le risposte più semplici le abbiamo davanti agli occhi - quelli fisici, intendo. 









lunedì 4 novembre 2019

PERCEPIRE IL VUOTO NEL CORPO

Immagino sia capitato a tutti di vivere la percezione di una mancanza di energia nel corpo per sfinimento o per dolore e di doverci convivere durante il delicato passaggio necessario a ristabilire un equilibrio.
Oggi meditavo sull'immagine di un ferita aperta e sanguinante, che sia fisica o psicologica non fa differenza. Il processo di guarigione richiede sempre tempo, energia e un'elaborazione profonda.
Fare i conti con il proprio corpo sofferente ci porta naturalmente a relazionarci con tutte le emozioni che lo stato di disequilibrio scatena in noi.
Un vuoto nel corpo sottende sempre una mancanza a più livelli dimensionali e il disagio fisico ne è la manifestazione ultima.
Questo significa che la guarigione stessa dovrà avvenire a più livelli per essere totale. Curare il groviglio emotivo che la sofferenza evidenzia sarà parte di questo processo.
Il nostro corpo è sempre molto diretto nei suoi segnali e nelle sue malattie e diventa un prezioso alleato da cui attingere  informazioni.
La guarigione non è mai scontata. 
Può essere apparente e temporanea se non è sostenuta dall'intento di voler guarire. 
La guarigione ha sempre un prezzo. 
Può sembrarci irraggiungibile se il prezzo ci appare come un sacrificio che non siamo disposti a fare. 
La guarigione comporta sempre una trasformazione.
Quando percepiamo un vuoto nel corpo diveniamo coscienti di una mancanza che ci appartiene e che richiede di essere curata per il nostro benessere psico-fisico.
Il nostro atteggiamento farà la differenza: possiamo investire le nostre energie nella guarigione oppure possiamo adagiarci in quel vuoto così come possiamo tamponarlo, dimenticarlo o ingrandirlo.








sabato 2 novembre 2019

UN PASSO NELLA NEBBIA

Muovo un passo nella nebbia.
Non vedo oltre il mio naso, non sento rumori.
Mi affido al corpo e al suo equilibrio.
Avanzo spostando il peso con gradualità 
dal piede arretrato.
Muovo il mio baricentro con lentezza e attenzione 
senza perdere il contatto con le mie radici.
Non ho direzioni nè punti di riferimento
oltre al mio corpo e alla spinta interiore che mi spinge a procedere.
Una spinta silenziosa, ma continua
verso nuovi orizzonti.
Muovo un passo nella nebbia.
Non vedo oltre il mio naso, non sento rumori.
Mi affido al cuore, al suo battito, alla sua vitalità.
Stare fermi nella nebbia è facile come perdersi in essa.
Ci vuole coraggio a respirarla, assaporarla, ascoltarla per lasciarsi andare al suo mistero.
Il piede avanzato scivola via,
mi inginocchio a terra e ritrovo umiltà.
Ritorno ad imparare.
 Camminando lungo sentieri ingannevoli
scopro i miei limiti e le mie insicurezze.
I passi si fanno incerti, 
l'illusione appanna la percezione,
il mio corpo rallenta e mi ferma.
Muovo un passo nella nebbia.
Non vedo oltre il mio naso, non sento rumori.
Solo il cuore mi tiene compagnia.





mercoledì 18 settembre 2019

LA RIVOLUZIONE DEL CORPO

Non è difficile incontrare persone che lamentano dolori, disagi e umori altalenanti. 
Non è difficile incontrare persone che si trascinano all'interno di un'esistenza che non li soddisfa 
per abitudine o per paura.
Non è difficile incontrare persone demotivate, stanche, frustrate.
Il corpo è uno specchio fedele di questo generalizzato malessere.
Il corpo è il manifesto conclamato di questo generalizzato malessere.
Il corpo è il rivoluzionario ribelle in grado di urlare il suo disagio ai quattro venti 
per farsi sentire da chi,
 troppo impegnato a correre dietro alla propria vita, 
si è dimenticato di se stesso.
Stiamo male?
Bene. Per il nostro bene.
Continuiamo a far finta di niente?
Staremo sempre peggio,
finchè anche la mente vacillerà di fronte al dolore
e innalzerà bandiera bianca.
Nel blocco del corpo risiede la scelta.
La sopravvivenza a cui ci siamo abituati ormai da tempo
sta divenendo insostenibile.
Di fronte all'instabilità della natura
l'uomo,
barricato dietro alle sue certezze,
assiste attonito alla sua impotenza.
Solo un atto di umiltà
e un'apertura alla trasformazione 
lo renderanno libero dai castelli di cemento 
che ha costruito intorno a sè con indefessa inconsapevolezza.