lunedì 30 ottobre 2017

QUANDO IL CORPO BRONTOLA

Quando il corpo brontola, non lo fa mai invano. Ogni malessere ha sempre origine da un disagio più profondo che non ci permette di vivere con serenità. 
Tendiamo spesso ad ignorare i segnali che il corpo ci invia fintanto che non divengono un impedimento evidente a ostacolare la nostra quotidianità. A questo punto possiamo esser certi che il corpo avrà accumulato un numero di disagi proporzionale alla nostra forza di resistenza e quando ci bloccherà, saremo a pezzi (o quasi). Ci ritroveremo così per le mani il famoso corpo cipolla: risolvi un problema e te ne ritrovi subito davanti un altro. Armarsi di sana pazienza senza arrabbiarsi è l'approccio migliore: la nostra resistenza deve trasformarsi in coccole, attenzioni e riposo. D'altro canto, è importante assumersi le proprie responsabilità: il corpo non è un nemico che ci odia nè un robot indistruttibile, ma lo specchio di quello che siamo. E se il corpo non ci piace sono guai, in quanto non si può fuggire da se stessi ed è insano iniziare una battaglia contro se stessi, in quanto il vinto e il vincitore coincidono e siamo solo e sempre noi.
Per la medicina cinese tradizionale il medico non era colui che curava la malattia, ma colui che manteneva in salute il paziente: da questa capacità dipendeva la sua bravura. Abbiamo un po' perso di vista questa prospettiva, ma credo sia importante rivalutarla soprattutto per lo stile di vita ed i ritmi frenetici a cui siamo regolarmente sottoposti. Riposo, esercizio e sana alimentazione raramente sono elementi prioritari nella nostra vita e le conseguenze sono visibili a tutti.
Naturalmente uscire dal conformismo di una vita in corsa richiede disciplina e sacrificio, ma è sempre possibile farlo. Determinante risulta il volerlo fare. 
Nel volume IL RITMO DEL CORPO ho cercato di proporre una possibilità di trasformazione che non richiedesse uno sforzo inadatto alla quotidianità (si tratta di dedicare anche solo 10 minuti o una mezz'oretta al giorno alla pratica), ma che risultasse efficace nel riportare l'attenzione al corpo e ai suoi bisogni grazie all'ascolto e alla consapevolezza.
Non si conquistano le vette correndo in discesa, a volte è bene ricordarlo.





mercoledì 25 ottobre 2017

QUANDO TI SENTI UNO STRACCIO

Capitano quei giorni. Quelli in cui ti alzi al mattino e ti sembra di aver lavato pavimenti per anni. Quei giorni in cui brancoli alla ricerca di energia e trovi solo i pezzi di te stesso sparpagliati al suolo. Quei giorni in cui il tuo corpo urla pietà senza ritegno e ti rimanda senza mezzi termini che se abbandoni il letto entrerà in sciopero mostrando i cartelli di dolori che mai avresti pensato di provare. Quei giorni in cui ti guardi allo specchio e riconosci la tua immortalità; la pelle stropicciata, gli occhi gonfi e le occhiaie potrebbero facilmente svelare i tuoi 220 anni o giù di lì. Quei giorni in cui vorresti scappare il più lontano possibile da qualsiasi stimolo esterno. Quei giorni in cui ti senti semplicemente da buttare via.

Proprio quei giorni. Quelli dell'impasse. E che impasse... impassibile.

Sono quelli i giorni in cui ti rendi conto che qualcosa non va. Quei giorni in cui l'immobilità esterna ti mostra l'immobilità interna alla quale stai dando forza. Quei giorni in cui permetti alla stanchezza del  passato di definire il tuo presente. Quei giorni in cui dimentichi la bellezza di quanto hai vissuto e ne ricordi solamente la fatica. Quei giorni in cui la mente ti profila all'orizzonte secoli di sofferenze e tu non hai la forza di zittirla e far spazio al cuore. Quei giorni in cui rinunci al tuo potere di scelta per soccombere all'abitudine di un ruolo. Quei giorni in cui la fiducia sembra svaporare con l'alba.

Proprio quei giorni. Quei giorni così preziosi per sentirsi vivi. Quelli della trasformazione. 







giovedì 19 ottobre 2017

IL CORPO IN UN ABBRACCIO

Sei ansioso, preoccupato, agitato?
Lasciati abbracciare
e riporta l'attenzione al tuo corpo.
Il respiro si allunga,
la tensione si scioglie
e il cuore allaga il sentire.




martedì 17 ottobre 2017

CHI SONO? COSA SONO?

“Fama o persona, quale ti è più cara?
Persona o beni, cosa conta di più?
Ottenere o perdere, cos’è una disgrazia più grande?
L’eccessiva avarizia porta a grandi sprechi,
l’eccessiva accumulazione porta a grandi perdite.
Riconosci la sufficienza: nessuna vergogna.
Riconosci quando fermarti: nessun pericolo.
Così puoi durare a lungo.
traduzione e cura di Augusto Shantena Sabbadini 




Quando si approfondisce il lavoro su di sé, è quasi impossibile non porsi la domanda: “Chi sono?” e realizzare quanto sia difficile rispondervi. L’azione esteriore assorbe la quasi totalità dell’energia a nostra disposizione tanto che rischiamo di identificarci con essa, perdendo il contatto tra mente e corpo e comportandoci per la maggior parte del tempo in modo automatico. La mente è iperattiva e il corpo subisce passivamente le sue direttive. L’attenzione è completamente focalizzata all’esterno: sul risultato, sul mantenimento di un’immagine o di un ruolo, sull’altra domanda che ci caratterizza: “Cosa sono?”.
La mancata identificazione tra “Chi sono” e “Cosa sono” genera lo spazio per la formazione dell’ego e delle tante tensioni a cui sottoponiamo il corpo per soddisfare le sue infinite pretese. Per stare bene è importante accogliere la propria natura nella sua totalità di materia e spirito, ed il corpo si rivela in questo lavoro un valido aiuto. Studiare e ascoltare la fisicità significa aprirsi alla comprensione del cuore, che attraverso il corpo si manifesta. Questo passaggio stimola una consapevolezza profonda della disarmonia esistente tra “chi sono” e “cosa sono” in quanto la presenza di stati di disagio, che emerge da un ascolto consapevole, illumina la discrepanza tra lo stato fisico e uno stato mentale che spesso tende ad ignorare il malessere a favore del soddisfacimento di desideri e obiettivi materiali considerati prioritari. Questa reiterata tendenza a trascurare i segnali del corpo ci ha resi, gradatamente, insensibili ad essi, allontanandoci, inevitabilmente, dalla nostra essenza. Il ritmo frenetico che scandisce le nostre vite ne è un esempio eclatante: difficilmente siamo in sintonia con il ritmo della natura dettato dall’alternarsi di luce e buio e delle stagioni. All’attività segue raramente un adeguato riposo, l’alimentazione è spesso disordinata e il lavoro si svolge uniformemente durante l’arco dell’anno, senza prestare particolare attenzione alle condizioni climatiche e ai conseguenti cambiamenti del corpo. Il malessere generalizzato che caratterizza la civiltà attuale è la manifestazione tangibile del profondo smarrimento che coinvolge l’uomo a causa di questo atteggiamento.
Gli antichi testi cinesi insegnavano come prendersi cura di sé, nutrendo il corpo e ritirandosi nell’assenza di pensieri per alimentare il cuore e la naturale spontaneità di adattamento al movimento della vita. Il ritorno all’ascolto del proprio corpo diviene, quindi, la strada diretta e più semplice per arrivare al cuore e tornare a vedere le cose così come sono, nella loro infinita rete di relazioni e movimento, dove il cambiamento non è più fonte di instabilità, ma il semplice fluire della vita. 
"IL RITMO DEL CORPO Muoversi con consapevolezza" apre le porte all'ascolto del corpo e alla via del cuore, per imparare a conoscersi ed amarsi.




mercoledì 4 ottobre 2017

GLI INCROCI E LE SCELTE

Spesso nella vita ci troviamo di fronte a degli snodi importanti, a degli incroci, a dei percorsi da intraprendere o da abbandonare, a delle scelte da compiere. 
Spesso, in quei momenti, ci assalgono molti dubbi e cerchiamo di vagliare le possibilità soppesandole razionalmente: questo approccio tende ad incrementare la nostra confusione.
Il corpo può essere un importante alleato nel fare chiarezza in quanto ci rimanda la decisione migliore per il nostro benessere, al di là di quello che la mente ritiene essere di maggior beneficio per noi (desideri e aspettative giocano un ruolo importante per la mente).
Proviamo quindi a visualizzarci di fronte ad un incrocio dal quale si diramano le varie vie che potremmo percorrere. Rilassiamo il corpo attraverso il respiro, sciogliamo le tensioni e prendiamo consapevolezza del nostro stato. Quindi, immaginiamo di intraprendere una via e ritorniamo all'ascolto del corpo prendendo nota dei suoi cambiamenti (tensioni, rigidità, dolore, debolezza, scioltezza, espansione...): ogni segnale è fondamentale alla comprensione. Ritroviamo il rilassamento iniziale e ripetiamo l'esperienza immaginando di percorrere un'altra via e come prima diveniamo consapevoli dei segnali del nostro corpo.
Il corpo cambia naturalmente di fronte a scelte diverse. 
Quando stiamo male nel corpo, ci sentiamo a disagio e tendiamo a chiuderci. Quando stiamo bene nel corpo, ci sentiamo a nostro agio e possiamo aprirci all'esperienza con fiducia e serenità.
Le risposte del nostro corpo non sempre ci piacciono e spesso le ignoriamo. 
Le risposte del nostro corpo non mentono e forse per questo sono così faticose da digerire.


Vignetta di Massimo Cavezzali


martedì 3 ottobre 2017

IN RIVA AL MARE

In riva al mare
ascolto il mio corpo.
Il respiro fluisce lentamente
con il regolare infrangersi delle onde sulla battigia.
Lo sguardo si perde nella distesa blu
e il cuore si espande ad abbracciare il cielo.
Il corpo si rilascia 
e assorbe il movimento 
trasformadolo in un ritmo di vita.
In riva al mare 
ascolto il mio corpo, il mio cuore, la mia mente
assaporando l'unità:
il fluire dell'acqua e l'accoglienza del cielo e della morbida sabbia
sono dentro di me.
In riva al mare
la meraviglia della natura
risveglia la sacralità del mio essere qui ed ora.



Tirrenia - 30 settembre 2017