Visualizzazione post con etichetta muoversi con consapevolezza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta muoversi con consapevolezza. Mostra tutti i post

mercoledì 20 settembre 2023

MUOVERSI CON CONSAPEVOLEZZA

 Agire con consapevolezza significa restare radicati nel presente con mente e cuore aperti.
Lo sguardo spazia verso l'orizzonte cogliendone quanto è pronto a recepire.
Non hanno importanza contorni e sfumature.
Si guarda con attenzione davanti a sé con i sensi in ascolto.
La via si dispiega naturalmente
e offre al viandante consapevole i segnali necessari alla sua percorrenza.
Non è necessario conoscere tutto in anticipo:
la vita è un flusso in continua trasformazione
e il segreto è rimanervi immersi
e lasciarsi trasportare 
nutrendo la fiducia e alimentando la consapevolezza.



Foto Donatella Coda Zabetta

giovedì 14 settembre 2023

APRI LE MANI E IL CUORE ALLA VITA

 Apri le mani e il cuore alla vita.
Osserva le tue mani:
sono spesso socchiuse a pugno.
Le mani sono il proseguimento del cuore:
con le mani offri e ricevi.
Se le mani sono chiuse a pugno la vita non scorre,
rimane confinata nel corpo.
Il respiro specchia questa assenza di movimento,
ascoltalo: 
è spesso contratto, superficiale, ridotto alla sopravvivenza.
Apri le mani e il cuore alla vita.
E respira, 
profondamente.



foto Donatella Coda Zabetta



lunedì 1 agosto 2022

MUOVERSI CON CONSAPEVOLEZZA

 I pensieri non aiutano l'azione, ma la limitano all'ambito razionale. L'azione necessita di sentimento e di ascolto. Il corpo è il responsabile dell'azione e, come tale, deve intervenire nella presa di coscienza dei bisogni fisiologici che la dirigono.Se si allinea l'azione al solo pensiero si rischia di deviare dal corso evolutivo dell'azione e allontanare l'intento di crescita inducendo la manifestazione di un illusorio teatro di recitazione. 
Agire significa portare nella manifestazione l'essenza della propria interiorità, così che l'espressione della stessa sia specchio e fonte di consapevolezza.





giovedì 21 luglio 2022

CON CALMA E SENZA FRETTA

 A volte attendere è la via migliore al conseguimento dei propri obiettivi. Spesso la fretta ci induce a manifestare giudizi affrettati, scelte azzardate, passi pericolosi. Non si può e non si deve ottenere tutto subito. 
L'attesa è fonte di riflessione, comprensione e consapevolezza. Se il mondo ruotasse con la fretta, frullerebbe ogni cosa creando confusione  e caos. Ogni evento ha i suoi tempi. Ogni scelta ha bisogno di maturazione. Ogni passo necessita di consapevolezza: la consapevolezza essenziale al compierlo con la piena responsabilità dell'agire. Quando il movimento è fuori controllo porta disequilibrio e disarmonia. Il passo eseguito con lentezza evidenzia il peso di queste parole. Rallentare è più complesso di correre. Rallentare significa sperimentare con consapevolezza e la piena padronanza del corpo. Un corpo che accompagna e sostiene il passo che stiamo compiendo nella sua manifestazione. Un corpo che è al contempo alleato e confidente. Un corpo che sostiene  e specchia la nostra interiorità per permetterci di vederla.
Con calma e pazienza il corpo può essere percepito, assaporato, ascoltato.



Foto Donatella Coda Zabetta



martedì 21 giugno 2022

IL SILENZIO DEL PASSO AVANTI

C'è uno strano silenzio che avvolge il passo avanti di una scelta. Inizia con l'intenzione del movimento per poi dispiegarsi nel volo aereo del piede destro e concretizzarsi nel suo appoggio a terra. In una magica sospensione temporale. Si è consapevoli del punto di partenza, ma solo la fiducia sostiene la realizzazione del passo. Si conosce ciò che si lascia, ma non ciò che ci aspetta.  Il movimento è diretto da una presa di coscienza chiara della sua inevitabilità. L'appoggio consueto diviene scomodo al punto da muovere l'energia in avanti verso un nuovo naturale punto d'appoggio. La mancanza di equilibrio che scandisce il movimento può essere destabilizzante in quanto evidenzia resistenze e aspettative. Ecco che nel compiere il passo si è sbilanciati all'indietro (la paura del lasciar andare) o in avanti (la meta non è il viaggio). Raramente viviamo consapevolmente il nostro disequilibrio, concentrati come siamo nel raggiungimento della stabilità. E quando il piede destro trova il suo appoggio siamo nel presente: sospesi tra passato e futuro.  Raramente ci accontentiamo di assaporare il momento, vogliamo di più. 
Avete mai provato la meditazione camminata? Portare l'attenzione all'atto del camminare accresce la consapevolezza del nostro "qui e ora" fotografando le nostre fragilità, le nostre emozioni, le nostre paure, ma anche la nostra capacità di farvi fronte. Rallentare il movimento evidenzia disarmonie e instabilità e ci induce a ricercare l'equilibrio del corpo calmando la mente.
Il silenzio del passo avanti accoglie la nostra presenza.



domenica 3 aprile 2022

LAVORARE CON LA SIMMETRIA

Termini come centratura e presenza sono comuni quando si parla di consapevolezza. Se li rapportiamo al corpo perdono la loro dimensione astratta per acquisirne una più concreta e di facile comprensione: siamo centrati quando non abbiamo difficoltà ad assumere e mantenere una postura statica  in equilibrio, quando non facciamo fatica a muoverci al rallentatore e simmetricamente mantenendo una respirazione profonda e siamo presenti quando siamo consapevoli della posizione del nostro corpo e ne avvertiamo le disarmonie.
Potete sperimentare quanto ho scritto osservando allo specchio il vostro corpo in posizione eretta a piedi allineati e uniti e con le braccia distese lungo il corpo. Questa richiesta così semplice potrebbe fin da subito mettervi in difficoltà perché presuppone un buon bilanciamento del peso e uno scarico del baricentro corporeo tra i due piedi. Se non vi sentite sicuri o vi sentite oscillare allargate lo spazio tra i piedi quel tanto che basta a donarvi stabilità avendo cura di mantenerli allineati e dritti (occhio alle punte che svirgolano). Quando vi sentite a vostro agio osservatevi.
Le vostre spalle sono alla stessa altezza? I piedi sono allineati tra loro e puntano in avanti allo stesso modo? La distanza dal centro ipotetico determinato dallo scarico del vostro baricentro è uguale nel caso abbiate distanziato i piedi? I piedi appoggiano bene e completamente in tutte le loro parti o percepite maggior peso sui talloni o sulle punte? Le braccia scivolano spontaneamente lungo il corpo  e sono allineate con il busto? Il capo è centrato rispetto al corpo o leggermente inclinato da una parte o flesso in avanti? 
Questo primo passaggio è solo un accenno del lavoro che può essere fatto con il corpo.
Per stare in equilibrio abbiamo bisogno di un buon radicamento e un buon radicamento è dato dall'equa distribuzione del peso corporeo sui due piedi. Solo un appoggio sicuro dona centratura e stabilità.
I movimenti evidenzieranno ancor meglio i nostri sbilanciamenti soprattutto se eseguiti in modo simmetrico e ci doneranno la possibilità di lavorare concretamente sul piano fisico per migliorare il nostro equilibrio.
Gli esercizi del "Ritmo del Corpo" rappresentano una buona palestra di consapevolezza per chi desidera mettersi in gioco e conoscersi meglio.

Ps: avete fatto caso al respiro durante l'esercizio? 😜








martedì 22 marzo 2022

L' UNICITÁ DEL CORPO

 L'unicità del corpo ci contraddistingue e ci differenzia dagli altri. 
Il nostro corpo parla di noi: lo sguardo svela i nostri sentimenti, i movimenti evidenziano la nostra spontaneità o la nostra propensione al controllo, le posture descrivono il nostro modo di stare al mondo. 
Il corpo ha una propria intrinseca armonia e simmetria. Come scegliamo di vivere il nostro corpo dipende da noi. Ogni particolare della nostra fisicità racconta qualcosa della nostra vita. Ogni gesto, consapevole o inconsapevole che sia, ci rappresenta e definisce le nostre relazioni con gli altri.
La comunicazione del corpo è senza filtri: non possiamo controllarla completamente. Così il nostro corpo manifesta le nostre barriere, gli eccessi, i vuoti, le emozioni, i disequilibri.
Il lavoro sul corpo, essendo visibile e di immediato riscontro, è, quindi, una via più semplice verso la consapevolezza. Al cambiamento esteriore corrisponde sempre un cambiamento interiore proprio per le ragioni espresse precedentemente. Cambiare abitudini e automatismi fisici richiede tempo, pazienza, disciplina e applicazione costante in quanto modella al contempo la nostra interiorità insegnandoci l'accettazione e la compassione. 
In questo periodo così sfidante e impegnativo dal punto di vista mentale, il lavoro sul corpo e con il corpo può aiutarci a cogliere più chiaramente i segnali di disagio, offrendoci la possibilità di sperimentare e trovare nuovi equilibri a seguito dei continui cambiamenti.
Per lavorare sull'equilibrio uno specchio può rivelarsi molto utile per evidenziare la nostra scarsa sensibilità e attitudine all'ascolto. Quando il nostro movimento e le nostre posture sono dirette da automatismi l'osservazione può rivelarsi un valido supporto per aiutarci a rendercene conto. Affinando consapevolezza e contatto con il corpo la pratica si approfondisce ed evolve.
Per questo ribadisco quanto espresso nel post di ieri:  CHE FATICA! 
Provate a praticare la prima posizione descritta ne IL RITMO DEL CORPO e testate voi stessi come state vivendo la situazione attuale. Rimango a disposizione per ulteriori indicazioni e  chiarimenti.



Foto di Marcus Aurelius da Pexels


 

lunedì 10 gennaio 2022

ESSERE INTEGRI

 Essere integri è una scelta consapevole che nasce dall'amore. 
Amore per la propria umanità e per la propria trascendenza.
Un cuore di carne e il suo battito.
I polmoni e il loro respiro.
Siamo totali quando siamo entrambe le cose e al di là di entrambe.
Siamo integri quando accogliamo lo scorrere della vita in noi,
consapevoli di chi siamo e della Terra a cui apparteniamo.

Quante volte lo abbiamo dimenticato?
Quante volte siamo naufragati nelle contraddizioni della parzialità?
Quante volte abbiamo detestato o bistrattato il nostro corpo?
Quante volte abbiamo trattenuto il respiro?
Quante volte abbiamo dato per scontato il battito del nostro cuore?

Essere integri è una scelta consapevole che nasce dall'amore.



domenica 9 gennaio 2022

L'INCONTRO CON LE DIFFICOLTA'

 L'incontro con le difficoltà ci destabilizza e il nostro approccio di fronte ad esse può fare la differenza.
La perdita di equilibrio può indurci a cercare di ristabilire la situazione precedente resistendo alle difficoltà oppure può congelarci nello stallo generato dall'assenza di scelta. In entrambi i casi disperderemo molte delle nostre energie.
Al contrario, se investiamo nella trasformazione e ci adattiamo alle difficoltà ritroveremo un nuovo equilibrio. Spesso a frenare questa scelta è l'illusorio tentativo di riuscire a ricreare lo stato di cose a cui eravamo abituati. Il lasciar andare ciò che è stato in favore di ciò che non si conosce è fondamentale per il nostro benessere psicofisico. 
La vita attraversa continuamente passaggi di morte e rinascita per potersi dispiegare. Il rimanere agganciati all'idea illusoria di poter controllare la vita è la zavorra peggiore che possiamo scegliere di portarci appresso.


lunedì 18 ottobre 2021

MI MUOVO TRA LA FOLLA

 Mi muovo tra la folla: percepisco il mio corpo e il suo spazio ristretto. Il battito del mio cuore è attutito dal brusio di sottofondo e non ho visibilità. Mi sento trascinare dalla corrente della gente che si muove: sto perdendo le mie radici. La mia vitalità si indebolisce, la mia luce si offusca: non vedo più chiaramente. Oppongo resistenza e investo tutte le mie energie nel radicamento: non voglio diventare un tronco inerme trascinato via. Fortifico il mio stare. Faccio fatica. Pianto i miei piedi a terra e focalizzo l'attenzione su di essi: immagino le mie radici scendere in profondità e cercare nutrimento nella Madre e flessibilità in una sorgente sotterranea. Il mio cuore riprende a pulsare di nuova vita ed erge i suoi rami in alto verso il cielo. Il sole li illumina e un fascio di luce attraversa il mio corpo e lo rende invisibile. Ora mi sento bene. Ho recuperato spazio e centratura. La folla attorno a me scivola via. E' il tempo dello stare. E' il tempo dell'accettazione. Non ho direzioni. Accolgo questi tempi difficili.

 "La verità è che non capisco cosa stia accadendo nel mondo"



Ad uso gratuito (CC0)  Pexels - Pixabay


sabato 6 marzo 2021

I CINQUE SENSI

 Proseguendo la riflessione postata con CI SIAMO PERSI, non ho potuto fare a meno di meditare sulla nostra umanità.
Ci siamo incarnati in un corpo che vive e si relaziona grazie all'utilizzo dei cinque sensi: vista, udito, gusto, olfatto e tatto.
Abbiamo smesso di vedere e di ascoltare da tempo per la nostra attitudine a chiuderci in noi stessi. Il Covid-19 da parte sua ha annullato gusto e olfatto e per cercare di controllare il virus, a nostra volta, abbiamo limitato, se non annullato i contatti diretti con l'altro.
Cosa rimane della nostra umanità? 
Non stupisce il fatto che depersonalizzazione  e deresponsabilizzazione caratterizzino il presente.
Possiamo a buon diritto definirci robotici.
L'altro non è più uno sguardo, un profumo, un dialogo, un sapore e un contatto che ci apre alla ricchezza dell'universo, così come noi stessi abbiamo smesso di esserlo.
Abbiamo rinunciato alla vita per sopravvivere: e questa consapevolezza risulta ancora più evidente nella sofferenza dei più giovani, bambini e adolescenti, in cui la vita preme per esprimersi e manifestarsi.
La paura della morte ha invaso la sfera della vita immobilizzandola.
I pensieri fluiscono senza limiti e mi inducono a riflettere sulla mancanza di equilibrio che sta coinvolgendo il mondo intero.
Un disequilibrio che si radica nella mancanza di consapevolezza e nell'estremizzazione del materialismo e dei bisogni, che fa della sopravvivenza del corpo robotico l'unica ragion di vita. 
Guardo il grande larice in cerca di risposte. Il cielo grigio lo incornicia e il vento ne sferza i rami che oscillano e dondolano: in quel movimento ritrovo la vita e la sua energia. Non si tratta di strenua resistenza, ma di un fluire naturale con l'elemento aria. Mi è capitato spesso di trovare rami spezzati a terra a causa del vento forte, ma il grande larice è ben radicato e ha saputo farvi fronte.
Le nostre radici sono in grado di mantenerci in vita? Siamo in equilibrio? 
La centratura nasce da un incontro di forze all'interno di noi: alto/basso, destra/sinistra, avanti/dietro; è facile perdere l'equilibrio quando il centro si sposta dal quel punto di incontro: Noi ci siamo abituati a fissare quel punto all'esterno con le inevitabili conseguenze che questo comporta: femminicidi, suicidi, depressione, inconsapevolezza...
Tutta la nostra esperienza si basa sull'identificazione. L'identificazione è la malattia spirituale più grave.
Osho ha scritto: "Vivi nel mondo, ma non lasciare che il mondo entri in te."
Che queste poche parole siano seme di meditazione per ciascuno di noi.

                                                             Donatella Coda Zabetta






sabato 20 febbraio 2021

LE TENSIONI NEL CORPO

 Dall'inizio della pandemia, sia per la scarsa mobilità sia per le preoccupazioni scatenate dal Covid-19, il corpo ha specchiato con efficacia le nostre tensioni irrigidendosi e chiudendosi su se stesso. E' facile notare spalle incurvate e sguardi bassi e mirati in coloro che mascherati frequentano i supermercati per la spesa settimanale. La mancanza di attività fisica acuita dai divieti e dalla chiusura di palestre, piscine e piste da sci avrà sicuramente un impatto deleterio sul nostro stato di benessere psico-fisico.
Lo stato di immobilità esteriore ha evidenziato lo stato di immobilità interiore di molti con conseguenze devastanti: paura, depressione, sofferenza psicologica. Anche chi era abituato a lavorare interiormente non è risultato immune al ciclone Covid-19: mantenere apertura di cuore e uno stato di rilassamento ha richiesto moltissima energia in un periodo in cui è stato difficile ricaricare le pile con il movimento.
La convivenza forzata ha acuito le difficoltà latenti creando un circolo vizioso di aggressività. La stessa aria che respiriamo ogni giorno è carica di rabbia e frustrazione e non è semplice non rimanerne intossicati.
Personalmente sento la mancanza dell'elemento acqua a compensare e mitigare il fuoco che respiriamo. Significativo che per la medicina tradizionale cinese l'elemento acqua corrisponda ai reni, simbolo di vitalità. Quella vitalità che oggi più che mai si manifesta in tutta la sua fragilità.
Mai come in questi giorni percepisco il bisogno di una bella nuotata e delle proprietà terapeutiche dell'elemento acqua per lasciarmi andare e mitigare quella sensazione di pesantezza che sembra caratterizzare ogni parola e ogni gesto percepito.
Ed ecco che un bagno casalingo diviene terapia e coccola a ricordare la gioia delle piccole cose.



Foto di Diego Madrigal da Pexels

mercoledì 22 aprile 2020

UN CORPO IN STAND-BY

Un corpo in stand-by. 
Immobile per colpa del virus, il "nemico" invisibile.
Un corpo non ascoltato e messo a tacere.

Un corpo in stand-by e una mente iperattiva.
Il disequilibrio che sta travolgendo l'uomo è molto più pericoloso di un virus.
E' la manifestazione della dissociazione corpo-mente.

Un corpo in stand-by ci rende alberi senza radici.
Vulnerabili alle intemperie, incapaci di stabilità e discernimento.
Il filtro sensoriale non limita più la mente.

Un corpo in stand-by ci rende alberi dalla chioma enorme.
Alberi spogli, i cui rami, rinsecchiti dall'assenza di linfa vitale,
si piegano ai venti della manipolazione.

Un corpo in stand-by ci allontana dalla nostra umanità
congelandoci in un inverno senza fine
proprio quando all'esterno la natura riprende a fiorire.

Un corpo in stand-by ha perso il suo ritmo
e la sua spontaneità.
Ha perso la libertà di muoversi e trasformarsi.

Un corpo in stand-by 
è la fotografia più autentica di quanto stiamo vivendo.
Ci stiamo trasformando in automi.


Questa riflessione segue quelle espresse nei seguenti post:

L'immunità di gregge

Ho paura di vivere

Il virus è dentro di noi

Donatella Coda Zabetta



Foto di LJ da Pexels




martedì 14 gennaio 2020

STARE NELLA CONSAPEVOLEZZA

Resto immobile nel mio corpo.
Amplifico la percezione per coglierne i segnali.
In silenzio mi focalizzo su tensioni e rigidità:
 le sciolgo approfondendo il respiro e con il movimento.
Torno immobile nel mio corpo.
Concentro l'attenzione su inspirazione ed espirazione:
una vibrazione di benessere mi pervade.
Mi immergo nel presente della mia fisicità
accogliendone il rilassamento.
Sono pronta ad approfondire la consapevolezza
rivolgendomi all'interno.
Osservo le emozioni manifestarsi:
le vedo sfrecciare come treni impazziti in tutte le direzioni.
Nel respiro mantengo il mio centro,
nel corpo mi radico.
I pensieri perdono forza e intensità
di fronte al ritmo costante della mia respirazione.
Lo stare nella consapevolezza
è pace e armonia.
Mi apro al cuore con dolcezza.









venerdì 27 dicembre 2019

LE SOVERCHIANTI FRAGILITA' DELL'UOMO

Osservo. Ascolto. E poi osservo di nuovo.
I comportamenti umani con le loro dinamiche mi hanno sempre affascinato.
Così osservo con attenzione i movimenti, i gesti, le tensioni.
Li osservo dispiegarsi, il più delle volte, in modo automatico,
attirati dai fili invisibili del desiderio.
Li riconosco perchè i movimenti si attivano e si esauriscono 
come se tante molle li dirigeressero:
compressione, rilascio, compressione, rilascio,
da una parte all'altra senza sosta.
Mancano di riposo.
Lo stare, infatti, è solo il preludio al movimento successivo.
Lo stare è insopportabile: amplifica vuoto e fragilità.
Per questo il corpo si muove incessantemente 
seguendo le proiezioni della mente in un illusorio atto di onnipotenza.

Osservo. Ascolto. E poi osservo di nuovo.
Tanti corpi vagano disperati alla ricerca del soddisfacimento delle pulsioni
per colmare la frustrazione, la disperazione, l'angoscia.
Con il cibo, l'alcool, il fumo, il sesso, la violenza, la trasgressione
cancellano il disagio in un moto perpetuo verso l'autodistruzione.
Il corpo viene usato, bistrattato, violentato
fino al suo totale annullamento.
Quando il desiderio lascerà spazio alla morte.

Osservo. Ascolto. E poi osservo di nuovo.
E mi rattristano l'inconsapevolezza e la superficialità.
Mettono in luce la mia umanità,
la mia stessa fragilità,
il mio senso di impotenza di fronte ad una realtà illusoria
che sembra fagocitare gli uomini
per poi sputarli come gusci vuoti incapaci di ritrovare sè stessi.
E mi rattristano la passività e la mancanza di fiducia.
Mettono in luce quanta energia mi sia necessaria
per restare focalizzata sul cuore
e mantenere viva la sua luce.

Osservo. Ascolto. E poi osservo di nuovo.
Non posso che accogliere le tante scelte inconsapevoli 
acuendo la mia stessa consapevolezza.
Cerco di restare centrata e di non perdere fiducia.
Fiducia in un significato più profondo degli eventi
cosciente della limitatezza del mio sguardo
e della mia umanità.







giovedì 12 dicembre 2019

CAMMINO PIANO, A PICCOLI PASSI

Cammino piano, a piccoli passi.
Tutt'intorno il mondo corre veloce
in un vorticoso arrotolarsi su se stesso
alla ricerca del regalo perfetto.

Cammino piano, a piccoli passi.
Non amo la frenesia natalizia.
Non amo il conformismo della festa comandata.
Non amo i sorrisi impostati, le maschere, la superficialità.

Cammino piano, a piccoli passi.
L'inverno è alle porte, la natura lo sa e si prepara.
Il mio corpo ricerca il silenzio e l'interiorità
per accogliere il seme della rinascita con consapevolezza.

Cammino piano, a piccoli passi.
I primi fiocchi di neve mi sfiorano il viso:
il calore li scioglie in lacrime del cielo.
E mentre il terreno si ammanta di una coltre lucente
una stella brilla nel mio cuore.






mercoledì 20 novembre 2019

SENTIRSI BLOCCATI

Quando ci sentiamo bloccati, la mente diviene una fucina di pensieri e di emozioni. Per questo motivo affidarsi al corpo ci aiuta a focalizzare meglio il sentire.
In una situazione di blocco, il corpo ci rimanda una sensazione di pesantezza e immobilità. Se affondiamo in questa percezione invece di fuggirla, noteremo che cela un atteggiamento di chiusura.
Le spalle e il busto tenderanno ad incurvarsi rendendo il respiro superficiale e il corpo sarà caratterizzato da uno stato di tensione e rigidità. Comprensibile l'azione frenetica della mente a contrastare la situazione con una serie inenarrabile di iniziative e idee tese a combattere lo stallo.
Se ci ascoltiamo ancora più profondamente noteremo che è la nostra stessa chiusura a determinare una sorta di circolo vizioso che ci intrappola, come se continuassimo a percorrere ostinatamente la medesima circonferenza a senso unico.
In effetti entriamo in blocco proprio quando scegliamo di concentrarci su qualcosa che non procede secondo i nostri piani e riduciamo la nostra esistenza ad osservare il muro dell'incontrollabile.
Visivamente potremmo immaginarci come statue imbronciate e curve su se stesse, vibranti di frustrazione e sfiancate dallo sforzo di cambiare ciò che non è in nostro potere cambiare.
Ecco nascere le brillanti idee volte a cancellare l'inaccettabile. Esse si susseguono veloci tentando di rimpolpare l'immagine di noi stessi che si sta lentamente sfaldando davanti ai nostri occhi.
E più ci inventiamo soluzioni inconcludenti e più ci sbricioliamo di fronte alla realtà delle cose.
Come si può disgregare lo schema? Restando in apertura.
Come si fa a restare in apertura? Si accetta lo stato delle cose (vi sto prendendo in giro? giammai, leggere il seguito!)
Come si accetta lo stato delle cose? Non identificandosi con l'incontrollabile.
Come si fa a non identificarsi con l'incontrollabile? Lo si osserva con distacco.
Come si fa ad osservare l'incontrollabile con distacco? Si utilizza il corpo e si fa tesoro della consapevolezza che  esiste colui che osserva (il centro del cerchio) e il conosciuto (la circonferenza) e che il conosciuto non definisce mai colui che osserva a meno che quest'ultimo si lasci fagocitare da esso spostandosi sulla circonferenza e iniziando a correrci sopra con ossessiva ostinazione.
Potrei proseguire ad oltranza, ma poi rischio di complicare le cose. 
Mi limiterò a dire che sulla circonferenza vi è un'infinità di conosciuti e se smettiamo di osservarne uno solo potremmo scoprire tante nuove ed interessanti opportunità.








martedì 12 novembre 2019

CAMMINARE IN PUNTA DI PIEDI

Cammino in punta di piedi per non sprofondare.
Mi muovo leggera tra i fili rossi dei giudizi, 
delle critiche, delle manipolazioni.
Osservo i fili tendersi, rompersi, aggrovigliarsi
e formare una rete intricata e fagocitante.
Il mio corpo sente il fuoco della rabbia che li colora,
lo sente fuori e dentro di sé.
Ogni tanto si scotta, 
ma poi ricorda.
Ricorda che quel fuoco non è solo rabbia:
la rabbia ne è una sfumatura,
ma non lo definisce.
Le sue fiamme possono essere ardenti e divoratrici
o arrivare fino al cielo per colorarsi di blu
e creare arte e bellezza.
Cammino in punta di piedi per non sprofondare.
Conosco la mia fragilità, la vedo, la riconosco.
Conosco la mia forza, la vedo, la riconosco.
Cammino in punta di piedi per non sprofondare
in equilibrio tra terra e cielo
mantenendo vivo il fuoco della trasformazione.



Disegno di Chiara Rondoletto

mercoledì 6 novembre 2019

VIAGGIARE CON IL PROPRIO CORPO

Immaginiamo di muoverci fisicamente all'interno del labirinto della nostra mente e immaginiamo di percorrere il vicolo cieco della rimuginazione e di trovarci di fronte ad un muro. Ci giriamo, torniamo indietro e cerchiamo un'altra via o ripercorriamo il vicolo della rimuginazione all'infinito? Probabilmente, a livello fisico non avremmo alcun dubbio...
Immaginiamo ora di percorrere il vicolo delle ferite sanguinanti per poter procedere oltre. Ci troviamo di fronte ad un percorso  che ad ogni passo ci provoca  dolore. Immediatamente cercheremo cosa ci sta causando dolore per evitare che possa continuamente nuocerci costringendoci a ripercorrere il vicolo più e più volte prima di riuscire a superarlo. Difficilmente continueremo a camminare indefessi subendo passivamente il dolore senza fare nulla.
Probabilmente, a livello fisico non avremmo alcun dubbio...
Immaginiamo ora di intraprendere la via delle difficoltà. Ostacoli e impedimenti ci sbarrano il cammino. Ci fermiamo, li osserviamo, scrutiamo attentamente l'area cercando soluzioni alternative al loro superamento. Difficilmente ci bloccheremo di fronte ad essi in attesa che magicamente scompaiano.
Probabilmente, a livello fisico non avremmo alcun dubbio...
Immaginiamo di trovarci di colpo a testa in giù. Prima di tutto cercheremo di capire come rimetterci in piedi. Per farlo cercheremo, molto probabilmente, di comprendere come siamo finiti a testa in giù per non vanificare i nostri tentativi ripetendo lo schema. Poi ci guarderemo intorno facendo tesoro della nuova prospettiva di osservazione e quando avremo valutato l'operatività necessaria al salto lo affronteremo senza incertezze per limitare un eccessivo afflusso di sangue al cervello. Stare immobili nel disagio non è contemplato e probabilmente, a livello fisico non avremmo alcun dubbio...
Ora immaginiamo la strada della "buona educazione". E' talmente stretta che ci manca il respiro e dobbiamo percorrerla mettendoci su un fianco e raschiando i muri. Ci sono gli slarghi del rispetto verso se stessi e della libertà di scelta, ma per usufruirne dobbiamo abbassarci fino a terra e strisciare attraverso un cunicolo fuori dalla strada della "buona educazione". Il che è una bella fatica e richiede coraggio, perchè ci accolliamo il rischio di essere noi stessi. Il nostro corpo sa quanto sia essenziale respirare a pieni polmoni e probabilmente non avrebbe alcun dubbio...
Gli esempi sono infiniti e lascio che ciascuno immagini il proprio viaggio con il corpo all'interno del dedalo delle proprie pippe mentali.
A volte le risposte più semplici le abbiamo davanti agli occhi - quelli fisici, intendo. 









lunedì 4 novembre 2019

PERCEPIRE IL VUOTO NEL CORPO

Immagino sia capitato a tutti di vivere la percezione di una mancanza di energia nel corpo per sfinimento o per dolore e di doverci convivere durante il delicato passaggio necessario a ristabilire un equilibrio.
Oggi meditavo sull'immagine di un ferita aperta e sanguinante, che sia fisica o psicologica non fa differenza. Il processo di guarigione richiede sempre tempo, energia e un'elaborazione profonda.
Fare i conti con il proprio corpo sofferente ci porta naturalmente a relazionarci con tutte le emozioni che lo stato di disequilibrio scatena in noi.
Un vuoto nel corpo sottende sempre una mancanza a più livelli dimensionali e il disagio fisico ne è la manifestazione ultima.
Questo significa che la guarigione stessa dovrà avvenire a più livelli per essere totale. Curare il groviglio emotivo che la sofferenza evidenzia sarà parte di questo processo.
Il nostro corpo è sempre molto diretto nei suoi segnali e nelle sue malattie e diventa un prezioso alleato da cui attingere  informazioni.
La guarigione non è mai scontata. 
Può essere apparente e temporanea se non è sostenuta dall'intento di voler guarire. 
La guarigione ha sempre un prezzo. 
Può sembrarci irraggiungibile se il prezzo ci appare come un sacrificio che non siamo disposti a fare. 
La guarigione comporta sempre una trasformazione.
Quando percepiamo un vuoto nel corpo diveniamo coscienti di una mancanza che ci appartiene e che richiede di essere curata per il nostro benessere psico-fisico.
Il nostro atteggiamento farà la differenza: possiamo investire le nostre energie nella guarigione oppure possiamo adagiarci in quel vuoto così come possiamo tamponarlo, dimenticarlo o ingrandirlo.