Oggi posto alcuni estratti dal libro di James Hillman "La forza del carattere" edito da Adelphi.
Volutamente non li commenterò.
"Il mondo vive allo scopo di sviluppare le linee sulla sua faccia" ha detto Hulme. Ripeto sulla sua faccia. Non sono soltanto gli esseri umani a possedere una faccia: noi non ne abbiamo l'esclusiva. La luna ha occhi, naso, bocca, vediamo facce nelle nuvole, profili nelle rocce, occhi che guardano dai tronchi degli alberi, dalle carote, dalle patate... Le case esibiscono facciate e superfici come la pelle; si guardano in faccia ai due lati della strada. Gli antichi egizi immaginavano il cielo come una faccia immensa, con il sole e la luna per occhi. I navaho dicono che c'è sempre qualcosa che ci osserva.
Se non riusciamo più a immaginare che "gli oggetti ricambiano il nostro sguardo", ecco che dalle cose intorno a noi non scaturisce alcuna sfida morale, alcun fascino. Gli oggetti non sono più interlocutori di un dialogo di una relazione Io-Tu. Quando l'anima del mondo ha perduto la faccia, noi vediamo cose invece che immagini. E le cose ci chiedono soltanto di essere possedute e usate, nient'altro.
Gli ambientalisti non parlano mai della faccia perduta del mondo. Non diversamente dai loro oppositori - i latifondisti, gli sfruttatori e gli operatori immobiliari -, leggono il mondo secondo i propri desideri. Sostenibilità, conservazione e restauro sono nobili programmi, ma chi comanda è sempre l'uomo e il mondo è soltanto la palestra in cui attuare i nostri piani. L'ambientalismo dovrebbe invece leggere le linee sulla faccia del mondo per cogliervi il suo carattere, dovrebbe studiare come si sviluppa e provare una stretta al cuore vedendo come è indifeso.
L'attenzione, e soltanto l'attenzione, può rallentare l'azione. Infatti, gli studi sull'ambiente sono lenti a formulare conclusioni. Non esistono metodi di lettura rapida delle linee sulla faccia del mondo. Ciascun pezzetto richiede l'attenzione assidua del ritrattista, del paesaggista. I quali leggono le rughe e leggono tra le righe."
"Se la faccia è il luogo in cui ha inizio l'etica della società, che cosa accade alla società quando la faccia che invecchia è modificata chirurgicamente e repressa dalla cosmesi e il suo carattere accumulato è falsificato? Quale danno etico si produce quando le facce invecchiate hanno scarsa visibilità? O quando esposte alla pubblica vista sono soltanto le facce depilate, truccate e rese telegeniche per garantire un prodotto? Oppure quelle non ritoccate che appaiono abbastanza miserande da commuovercisi sopra per un po'? ....
La mia faccia è l'Altro per tutti gli altri. Se non mostra più la sua vulnerabilità assoluta, allora le ragioni della pietas, l'esigenza di sincerità, la richiesta di risposte, sulle quali poggia la coesione sociale, hanno perduto la loro sorgente originaria."