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mercoledì 20 settembre 2023

MUOVERSI CON CONSAPEVOLEZZA

 Agire con consapevolezza significa restare radicati nel presente con mente e cuore aperti.
Lo sguardo spazia verso l'orizzonte cogliendone quanto è pronto a recepire.
Non hanno importanza contorni e sfumature.
Si guarda con attenzione davanti a sé con i sensi in ascolto.
La via si dispiega naturalmente
e offre al viandante consapevole i segnali necessari alla sua percorrenza.
Non è necessario conoscere tutto in anticipo:
la vita è un flusso in continua trasformazione
e il segreto è rimanervi immersi
e lasciarsi trasportare 
nutrendo la fiducia e alimentando la consapevolezza.



Foto Donatella Coda Zabetta

giovedì 14 settembre 2023

APRI LE MANI E IL CUORE ALLA VITA

 Apri le mani e il cuore alla vita.
Osserva le tue mani:
sono spesso socchiuse a pugno.
Le mani sono il proseguimento del cuore:
con le mani offri e ricevi.
Se le mani sono chiuse a pugno la vita non scorre,
rimane confinata nel corpo.
Il respiro specchia questa assenza di movimento,
ascoltalo: 
è spesso contratto, superficiale, ridotto alla sopravvivenza.
Apri le mani e il cuore alla vita.
E respira, 
profondamente.



foto Donatella Coda Zabetta



lunedì 1 agosto 2022

MUOVERSI CON CONSAPEVOLEZZA

 I pensieri non aiutano l'azione, ma la limitano all'ambito razionale. L'azione necessita di sentimento e di ascolto. Il corpo è il responsabile dell'azione e, come tale, deve intervenire nella presa di coscienza dei bisogni fisiologici che la dirigono.Se si allinea l'azione al solo pensiero si rischia di deviare dal corso evolutivo dell'azione e allontanare l'intento di crescita inducendo la manifestazione di un illusorio teatro di recitazione. 
Agire significa portare nella manifestazione l'essenza della propria interiorità, così che l'espressione della stessa sia specchio e fonte di consapevolezza.





mercoledì 27 luglio 2022

PARTIRE PER ANDARE LONTANO

 Partire per andare lontano sembra sempre la soluzione ai problemi, ai disagi, alle disarmonie. Come se partire potesse risolvere i sospesi, sanare i conflitti, creare soluzioni. 
La partenza è in sostanza una fuga che, come tale, può illusoriamente sollevarci dalle preoccupazioni donandoci l'impressione di stare meglio. Impressione fugace e provvisoria in quanto non risolutiva. Fuggire è una scappatoia poco fruttuosa. È un dilazionare, un negare, un distogliere l'attenzione da sé per dirigerla all'esterno. Il punto di rottura non tarderà ad arrivare, riportando il focus sul disequilibrio che deve essere gestito. Disequilibrio generato dall'instabilità del nostro essere, proiettato altrove. Ritornare al centro e osservarsi è il modo più efficace per risolverlo. La trasformazione ne è il passaggio successivo.
Cambiare ciò che non ci fa stare bene, accogliere quanto non possiamo cambiare, trasformando il sentire e affrontando fragilità e paure. 
Le situazioni in cui ci troviamo non sono mai casuali, ma causali. Per questo sono punti di partenza e non di fuga.


Feriolo - Foto di Donatella Coda Zabetta

giovedì 21 luglio 2022

CON CALMA E SENZA FRETTA

 A volte attendere è la via migliore al conseguimento dei propri obiettivi. Spesso la fretta ci induce a manifestare giudizi affrettati, scelte azzardate, passi pericolosi. Non si può e non si deve ottenere tutto subito. 
L'attesa è fonte di riflessione, comprensione e consapevolezza. Se il mondo ruotasse con la fretta, frullerebbe ogni cosa creando confusione  e caos. Ogni evento ha i suoi tempi. Ogni scelta ha bisogno di maturazione. Ogni passo necessita di consapevolezza: la consapevolezza essenziale al compierlo con la piena responsabilità dell'agire. Quando il movimento è fuori controllo porta disequilibrio e disarmonia. Il passo eseguito con lentezza evidenzia il peso di queste parole. Rallentare è più complesso di correre. Rallentare significa sperimentare con consapevolezza e la piena padronanza del corpo. Un corpo che accompagna e sostiene il passo che stiamo compiendo nella sua manifestazione. Un corpo che è al contempo alleato e confidente. Un corpo che sostiene  e specchia la nostra interiorità per permetterci di vederla.
Con calma e pazienza il corpo può essere percepito, assaporato, ascoltato.



Foto Donatella Coda Zabetta



domenica 17 luglio 2022

CAMBI DI PROSPETTIVA

 Il pensiero tende ad essere univoco. Questa caratteristica lo rende rigido e schematico. Per questo è importante esserne consapevoli. Quando affrontiamo un problema è utile scandagliarlo osservandolo da diverse prospettive. Se tendiamo a fossilizzarci sul pensiero, la prospettiva attraverso la quale lo osserviamo sarà dettata dagli schemi dell'abitudine. Proviamo allora a vivere il problema con il corpo ascoltando percezioni, sensazioni e disagi da esso generati. Il sentire potrà offrirci indicazioni importanti e svelarci molto sul nostro approccio allo stesso. Le emozioni che si celano a monte del nostro sentire emergeranno offrendoci nuove consapevolezze. Per questo è importante adottare questo passaggio e vagliare le paure e  le fragilità che dirigono i nostri pensieri indirizzandoli a ripetere schemi precostituiti. Il pensiero non basta. E' necessario sentire ed esplorare il sentire.
Per esemplificare quanto sopra faccio riferimento al libro "Leila una storia come tante". Ho riflettuto molto su come proporre dei cambi prospettiva utilizzando le parole per trasformare "Il coraggio di ascoltarsi" in una storia che potesse specchiare la nostra quotidianità.
I diversi personaggi della storia di Leila riflettono, osservano, agiscono e reagiscono in modo unico agli eventi e ognuno di loro può scatenare in noi simpatia, antipatia, rabbia, compassione, empatia... Leila è uno specchio dai molteplici riflessi. In questi riflessi possiamo ritrovarci oppure no, ma ogni passaggio è uno spunto di riflessione sul nostro stesso sentire.




martedì 21 giugno 2022

IL SILENZIO DEL PASSO AVANTI

C'è uno strano silenzio che avvolge il passo avanti di una scelta. Inizia con l'intenzione del movimento per poi dispiegarsi nel volo aereo del piede destro e concretizzarsi nel suo appoggio a terra. In una magica sospensione temporale. Si è consapevoli del punto di partenza, ma solo la fiducia sostiene la realizzazione del passo. Si conosce ciò che si lascia, ma non ciò che ci aspetta.  Il movimento è diretto da una presa di coscienza chiara della sua inevitabilità. L'appoggio consueto diviene scomodo al punto da muovere l'energia in avanti verso un nuovo naturale punto d'appoggio. La mancanza di equilibrio che scandisce il movimento può essere destabilizzante in quanto evidenzia resistenze e aspettative. Ecco che nel compiere il passo si è sbilanciati all'indietro (la paura del lasciar andare) o in avanti (la meta non è il viaggio). Raramente viviamo consapevolmente il nostro disequilibrio, concentrati come siamo nel raggiungimento della stabilità. E quando il piede destro trova il suo appoggio siamo nel presente: sospesi tra passato e futuro.  Raramente ci accontentiamo di assaporare il momento, vogliamo di più. 
Avete mai provato la meditazione camminata? Portare l'attenzione all'atto del camminare accresce la consapevolezza del nostro "qui e ora" fotografando le nostre fragilità, le nostre emozioni, le nostre paure, ma anche la nostra capacità di farvi fronte. Rallentare il movimento evidenzia disarmonie e instabilità e ci induce a ricercare l'equilibrio del corpo calmando la mente.
Il silenzio del passo avanti accoglie la nostra presenza.



domenica 3 aprile 2022

LAVORARE CON LA SIMMETRIA

Termini come centratura e presenza sono comuni quando si parla di consapevolezza. Se li rapportiamo al corpo perdono la loro dimensione astratta per acquisirne una più concreta e di facile comprensione: siamo centrati quando non abbiamo difficoltà ad assumere e mantenere una postura statica  in equilibrio, quando non facciamo fatica a muoverci al rallentatore e simmetricamente mantenendo una respirazione profonda e siamo presenti quando siamo consapevoli della posizione del nostro corpo e ne avvertiamo le disarmonie.
Potete sperimentare quanto ho scritto osservando allo specchio il vostro corpo in posizione eretta a piedi allineati e uniti e con le braccia distese lungo il corpo. Questa richiesta così semplice potrebbe fin da subito mettervi in difficoltà perché presuppone un buon bilanciamento del peso e uno scarico del baricentro corporeo tra i due piedi. Se non vi sentite sicuri o vi sentite oscillare allargate lo spazio tra i piedi quel tanto che basta a donarvi stabilità avendo cura di mantenerli allineati e dritti (occhio alle punte che svirgolano). Quando vi sentite a vostro agio osservatevi.
Le vostre spalle sono alla stessa altezza? I piedi sono allineati tra loro e puntano in avanti allo stesso modo? La distanza dal centro ipotetico determinato dallo scarico del vostro baricentro è uguale nel caso abbiate distanziato i piedi? I piedi appoggiano bene e completamente in tutte le loro parti o percepite maggior peso sui talloni o sulle punte? Le braccia scivolano spontaneamente lungo il corpo  e sono allineate con il busto? Il capo è centrato rispetto al corpo o leggermente inclinato da una parte o flesso in avanti? 
Questo primo passaggio è solo un accenno del lavoro che può essere fatto con il corpo.
Per stare in equilibrio abbiamo bisogno di un buon radicamento e un buon radicamento è dato dall'equa distribuzione del peso corporeo sui due piedi. Solo un appoggio sicuro dona centratura e stabilità.
I movimenti evidenzieranno ancor meglio i nostri sbilanciamenti soprattutto se eseguiti in modo simmetrico e ci doneranno la possibilità di lavorare concretamente sul piano fisico per migliorare il nostro equilibrio.
Gli esercizi del "Ritmo del Corpo" rappresentano una buona palestra di consapevolezza per chi desidera mettersi in gioco e conoscersi meglio.

Ps: avete fatto caso al respiro durante l'esercizio? 😜








martedì 22 marzo 2022

L' UNICITÁ DEL CORPO

 L'unicità del corpo ci contraddistingue e ci differenzia dagli altri. 
Il nostro corpo parla di noi: lo sguardo svela i nostri sentimenti, i movimenti evidenziano la nostra spontaneità o la nostra propensione al controllo, le posture descrivono il nostro modo di stare al mondo. 
Il corpo ha una propria intrinseca armonia e simmetria. Come scegliamo di vivere il nostro corpo dipende da noi. Ogni particolare della nostra fisicità racconta qualcosa della nostra vita. Ogni gesto, consapevole o inconsapevole che sia, ci rappresenta e definisce le nostre relazioni con gli altri.
La comunicazione del corpo è senza filtri: non possiamo controllarla completamente. Così il nostro corpo manifesta le nostre barriere, gli eccessi, i vuoti, le emozioni, i disequilibri.
Il lavoro sul corpo, essendo visibile e di immediato riscontro, è, quindi, una via più semplice verso la consapevolezza. Al cambiamento esteriore corrisponde sempre un cambiamento interiore proprio per le ragioni espresse precedentemente. Cambiare abitudini e automatismi fisici richiede tempo, pazienza, disciplina e applicazione costante in quanto modella al contempo la nostra interiorità insegnandoci l'accettazione e la compassione. 
In questo periodo così sfidante e impegnativo dal punto di vista mentale, il lavoro sul corpo e con il corpo può aiutarci a cogliere più chiaramente i segnali di disagio, offrendoci la possibilità di sperimentare e trovare nuovi equilibri a seguito dei continui cambiamenti.
Per lavorare sull'equilibrio uno specchio può rivelarsi molto utile per evidenziare la nostra scarsa sensibilità e attitudine all'ascolto. Quando il nostro movimento e le nostre posture sono dirette da automatismi l'osservazione può rivelarsi un valido supporto per aiutarci a rendercene conto. Affinando consapevolezza e contatto con il corpo la pratica si approfondisce ed evolve.
Per questo ribadisco quanto espresso nel post di ieri:  CHE FATICA! 
Provate a praticare la prima posizione descritta ne IL RITMO DEL CORPO e testate voi stessi come state vivendo la situazione attuale. Rimango a disposizione per ulteriori indicazioni e  chiarimenti.



Foto di Marcus Aurelius da Pexels


 

martedì 8 febbraio 2022

SCOPRIRSI FRAGILE

 Qualche mese fa ho scoperto che non ero fatta tutta d'un pezzo. Quel pezzo resistente, dinamico e indipendente aveva una falla nel sistema che richiedeva la mia attenzione. A dirla tutta, ero consapevole della falla da una decina d'anni e ci stavo lavorando interiormente, ma sentivo che il processo di guarigione sarebbe dovuto approdare nel corpo fisico per completarsi.
Così, per caso, grazie al vaccino, ho scoperto un buco nella parete atriale del cuore che fino ad allora era stato asintomatico: era pericoloso e doveva essere chiuso. 
La guarigione si era spostata nel piano fisico e dovevano essere reimpostate le memorie cellulari; questa consapevolezza mi confermò di aver lavorato bene e mi diede coraggio e forza interiore per affrontare l'esperienza. 
Ero pronta a rinascere. 
Sono stati mesi intensi di meditazione, di accettazione e di trasformazione. 
Scoprirsi fragile cambia tutti gli schemi di pensiero. 
Di punto in bianco avevo bisogno di aiuto. Ero dipendente da altri. 
L'energia doveva cambiare verso: dal donare al ricevere. 
Il mio corpo necessitava di cure e attenzioni che trascendevano le mie possibilità di essere autonoma. 
Ho fatto i conti con la frustrazione, i sensi di colpa e la rabbia. A sostenermi la consapevolezza che l'accettazione della mia fragilità era un passaggio necessario per crescere.
Ho imparato la compassione, la pazienza, a stare nel presente, ad affidarmi e ho sperimentato la libertà di essere totale (sembra contraddittorio, ma non lo è affatto).
Grazie ad una profonda presa di coscienza ho ribaltato la mia vita per l'ennesima volta. "Il Coraggio di Ascoltarsi" ha segnato la via, come sempre.
Ho chiuso l'attività agricola e ho terminato gli esami del corso universitario di Scienze e Tecniche Psicologiche: nel giro di qualche mese seguirà la laurea e sarò pronta, con la concomitante fine della convalescenza post operatoria,  a sperimentare orizzonti inesplorati. 
Non ho mai rifiutato o evitato le difficoltà: ne ho sempre fatto un punto di partenza per nuovi viaggi.
Scoprirmi fragile mi ha donato completezza e libertà. 
Questi mesi sono stati faticosi, densi di impedimenti e coincidenze, dolore fisico e intuizioni. 
La vita mi ha insegnato tantissimo. Ad uno sguardo superficiale si potrebbe definire un brutto periodo, ma per me è stato una fonte inesauribile di risorse al quale sono profondamente grata.








lunedì 10 gennaio 2022

ESSERE INTEGRI

 Essere integri è una scelta consapevole che nasce dall'amore. 
Amore per la propria umanità e per la propria trascendenza.
Un cuore di carne e il suo battito.
I polmoni e il loro respiro.
Siamo totali quando siamo entrambe le cose e al di là di entrambe.
Siamo integri quando accogliamo lo scorrere della vita in noi,
consapevoli di chi siamo e della Terra a cui apparteniamo.

Quante volte lo abbiamo dimenticato?
Quante volte siamo naufragati nelle contraddizioni della parzialità?
Quante volte abbiamo detestato o bistrattato il nostro corpo?
Quante volte abbiamo trattenuto il respiro?
Quante volte abbiamo dato per scontato il battito del nostro cuore?

Essere integri è una scelta consapevole che nasce dall'amore.



domenica 9 gennaio 2022

L'INCONTRO CON LE DIFFICOLTA'

 L'incontro con le difficoltà ci destabilizza e il nostro approccio di fronte ad esse può fare la differenza.
La perdita di equilibrio può indurci a cercare di ristabilire la situazione precedente resistendo alle difficoltà oppure può congelarci nello stallo generato dall'assenza di scelta. In entrambi i casi disperderemo molte delle nostre energie.
Al contrario, se investiamo nella trasformazione e ci adattiamo alle difficoltà ritroveremo un nuovo equilibrio. Spesso a frenare questa scelta è l'illusorio tentativo di riuscire a ricreare lo stato di cose a cui eravamo abituati. Il lasciar andare ciò che è stato in favore di ciò che non si conosce è fondamentale per il nostro benessere psicofisico. 
La vita attraversa continuamente passaggi di morte e rinascita per potersi dispiegare. Il rimanere agganciati all'idea illusoria di poter controllare la vita è la zavorra peggiore che possiamo scegliere di portarci appresso.


lunedì 18 ottobre 2021

MI MUOVO TRA LA FOLLA

 Mi muovo tra la folla: percepisco il mio corpo e il suo spazio ristretto. Il battito del mio cuore è attutito dal brusio di sottofondo e non ho visibilità. Mi sento trascinare dalla corrente della gente che si muove: sto perdendo le mie radici. La mia vitalità si indebolisce, la mia luce si offusca: non vedo più chiaramente. Oppongo resistenza e investo tutte le mie energie nel radicamento: non voglio diventare un tronco inerme trascinato via. Fortifico il mio stare. Faccio fatica. Pianto i miei piedi a terra e focalizzo l'attenzione su di essi: immagino le mie radici scendere in profondità e cercare nutrimento nella Madre e flessibilità in una sorgente sotterranea. Il mio cuore riprende a pulsare di nuova vita ed erge i suoi rami in alto verso il cielo. Il sole li illumina e un fascio di luce attraversa il mio corpo e lo rende invisibile. Ora mi sento bene. Ho recuperato spazio e centratura. La folla attorno a me scivola via. E' il tempo dello stare. E' il tempo dell'accettazione. Non ho direzioni. Accolgo questi tempi difficili.

 "La verità è che non capisco cosa stia accadendo nel mondo"



Ad uso gratuito (CC0)  Pexels - Pixabay


mercoledì 8 settembre 2021

LA SALVEZZA DEL CORPO

 Con l'inizio della pandemia l'attenzione dell'uomo si è focalizzata sulla salvezza del corpo. L'imperiosa vicinanza della morte ha scosso le coscienze e la paura ha attivato la ricerca per la  sopravvivenza.
Questo movimento ha sbilanciato il già precario equilibrio dell'uomo in direzione della materia evidenziandone le contraddizioni e le dinamiche inconsce. 
Quel corpo, spesso bistrattato da ritmi frenetici, alimentazione scorretta e uno smodato uso di farmaci, è divenuto improvvisamente il fulcro di ogni decisione a livello mondiale ponendo in secondo piano il rispetto per la persona nella sua totalità di essere senziente.
Il dualismo manifestato trova negli estremismi il suo specchio.




Foto di Amine M'Siouri da Pexels


sabato 20 febbraio 2021

LE TENSIONI NEL CORPO

 Dall'inizio della pandemia, sia per la scarsa mobilità sia per le preoccupazioni scatenate dal Covid-19, il corpo ha specchiato con efficacia le nostre tensioni irrigidendosi e chiudendosi su se stesso. E' facile notare spalle incurvate e sguardi bassi e mirati in coloro che mascherati frequentano i supermercati per la spesa settimanale. La mancanza di attività fisica acuita dai divieti e dalla chiusura di palestre, piscine e piste da sci avrà sicuramente un impatto deleterio sul nostro stato di benessere psico-fisico.
Lo stato di immobilità esteriore ha evidenziato lo stato di immobilità interiore di molti con conseguenze devastanti: paura, depressione, sofferenza psicologica. Anche chi era abituato a lavorare interiormente non è risultato immune al ciclone Covid-19: mantenere apertura di cuore e uno stato di rilassamento ha richiesto moltissima energia in un periodo in cui è stato difficile ricaricare le pile con il movimento.
La convivenza forzata ha acuito le difficoltà latenti creando un circolo vizioso di aggressività. La stessa aria che respiriamo ogni giorno è carica di rabbia e frustrazione e non è semplice non rimanerne intossicati.
Personalmente sento la mancanza dell'elemento acqua a compensare e mitigare il fuoco che respiriamo. Significativo che per la medicina tradizionale cinese l'elemento acqua corrisponda ai reni, simbolo di vitalità. Quella vitalità che oggi più che mai si manifesta in tutta la sua fragilità.
Mai come in questi giorni percepisco il bisogno di una bella nuotata e delle proprietà terapeutiche dell'elemento acqua per lasciarmi andare e mitigare quella sensazione di pesantezza che sembra caratterizzare ogni parola e ogni gesto percepito.
Ed ecco che un bagno casalingo diviene terapia e coccola a ricordare la gioia delle piccole cose.



Foto di Diego Madrigal da Pexels

lunedì 25 gennaio 2021

IL LASCIAR ANDARE DEL CORPO

 Il lasciar andare del corpo è profondamente liberatorio. Pensiamo a quando defechiamo o uriniamo, o a quando rimettiamo a seguito di un'indigestione o di una ...sbornia. 
Dopo averlo fatto ci sentiamo bene: più leggeri, più vitali. E questa sensazione si intensifica ulteriormente se per riuscire a liberarci abbiamo sofferto o faticato.
Considerando che il nostro corpo nella sua espressione è diretto e esplicito, non possiamo che accogliere il suo insegnamento: per stare bene è importante lasciar andare.
Eppure questo naturale e fisiologico comportamento diviene molto difficile quando si tratta di lasciar andare un evento o delle parole che ci hanno creato sofferenza, uno stato d'animo o qualcosa del passato che ancora ci provoca dolore.
Tendiamo infatti a trattenere a lungo le tossine che adombrano il nostro cuore. E per schermarci da altro dolore, che non saremmo in grado di tollerare, proveniente dall'esterno, ci chiudiamo in noi stessi a tenuta stagna. E ci sentiamo proprio come quando non andiamo in bagno da un'intera settimana: stanchi, nervosi e intolleranti per il troppo pieno. E più si protrae l'incapacità a defecare e più stiamo male, tanto che alla distanza dobbiamo per forza inventarci qualcosa per riuscire a sederci sulla tavoletta con soddisfazione.
Eppure siamo disposti a dare di matto piuttosto che firmare la resa del lasciar andare quanto ci fa star male. Pensiamo ad una relazione malata: siamo consapevoli del dolore che ci crea, ma nonostante questo non abbiamo il coraggio di staccarci da essa. Vuoi perché abbiamo investito tanto in essa, vuoi perché ne siamo dipendenti, vuoi perché abbiamo paura di non trovare di meglio... le ragioni della nostra resistenza al lasciar andare sono molteplici e sostengono un bilancio negativo giustificandolo. Il fatto che stiamo male diviene marginale di fronte al terrore di stare peggio in caso di ...
Il nostro corpo non sarebbe d'accordo: è molto più saggio di noi e sa bene che il trattenere oltre il naturale limite dei nostri bisogni fisiologici porta malattia.
Nell'ultimo libro: "Leila una storia come tante", edito da Golem Edizioni, ho dedicato particolare attenzione al tema del lasciar andare e alle sue conseguenze. L'ho fatto in modo concreto, grazie alle storie dei diversi personaggi del romanzo. 
Il lasciar andare è essenziale per continuare a muoversi, crescere e rinascere.



Foto di Samson Katt da Pexels

sabato 12 dicembre 2020

LA STANCHEZZA NEL CORPO

 Spesso capita di arrivare a Dicembre e alle vacanze natalizie molto stanchi. Come se l'anno appena passato e le sue esperienze ed emozioni pesassero tutte insieme di colpo sul corpo. 
E quest'anno non è stato affatto semplice: ci ha richiesto moltissime energie. Ha rimesso in discussione le nostre certezze e ci ha costretto a fare i conti con la nostra vulnerabilità. 
Che lo volessimo o no, il 2020 ha riportato il focus sull'importanza del nostro corpo fisico e sulla sua salute. 
Tutti indistintamente abbiamo imparato ad ascoltare maggiormente il corpo: chi per paura dei sintomi del Covid, chi per la sensazione di oppressione che il lock-down ha generato, chi per la tensione continua che l'ha caratterizzato, chi per la stanchezza inspiegabile dell'immobilità, chi per malattia...
L'ascolto mirato del proprio corpo ha riportato ciascuno di noi a contatto con una fisicità spesso trascurata facendo emergere disagi e tensioni presenti da tempo, ma dimenticati per priorità differenti.
E' difficile affrontare i problemi latenti in un periodo già di per sé impegnativo per cui il dicembre del 2020  è iniziato con ancora maggior stanchezza.
Ci siamo abituati a percorrere chilometri senza controllare il pieno del nostro serbatoio di energie e il Covid ci ha fermati a metà strada per farcelo notare. E sapete cosa significa continuare a viaggiare con la spia rossa accesa? Prima o poi la macchina si ferma e farla ripartire non è così semplice, non basta più fare il pieno. E di macchine ferme in giro se ne vedono parecchie: osservate gli sguardi che sbucano dalle mascherine colorate e vedrete occhiaie da notte insonni e occhi carichi di tristezza e preoccupazione, occhi vuoti e senza luce.
Immobilità non significa riposo e in molti l'hanno sperimentato. La mancanza di relazioni e di sguardi nuovi, capaci di offrirci prospettive differenti, ha messo in luce quanto la socialità sia un aspetto fondamentale per la nostra salute psico-fisica. Il web ci ha proposto continuamente un'infinità di relazioni virtuali, ma il filtro dello schermo le ha rese meno umane, empatiche e dirette, privandole di quei valori così importanti per il nostro benessere.
Questa presa di coscienza è un buon punto di partenza per l'anomalo Natale di rinascita che ci apprestiamo a vivere. Dedichiamo il tempo dell'isolamento ad osservare con maggiore oggettività le nostre relazioni: non focalizziamoci sulla loro mancanza, ma sulla nostra presenza all'interno di esse. Oggi abbiamo compreso quanto siano essenziali al nostro stare bene, per cui scaviamo in noi stessi e chiediamoci cosa facciamo noi per far stare bene l'altro. Analizziamo i nostri comportamenti, le nostre prese di posizione, gli atteggiamenti e i giudizi con cui ci avviciniamo all'altro, l'apertura che siamo in grado di manifestare, le aspettative e i bisogni che caratterizzano le nostre relazioni. A questo primo passaggio facciamo seguire una seconda analisi mettendo sui piatti della bilancia il nostro benessere e quello dell'altro: ovviamente con la consapevolezza che sono intimamente collegati. Potremo scoprire che le relazioni equilibrate al nostro attivo sono poche. O doniamo troppo o troppo poco. O riceviamo troppo o troppo poco.
Trasformiamo, quindi, la difficoltà dell'isolamento in un'opportunità di centratura partendo da noi stessi. Chissà che questo Natale così strano non sia più la celebrazione dell'egoismo e della materialità, ma torni a manifestare il suo significato più profondo di rinascita nell'amore. Un amore verso se stessi che si manifesta e si realizza nell'amore verso gli altri.



Foto Donatella Coda Zabetta
Ralph

domenica 20 settembre 2020

IL RACCONTO COME SPECCHIO

 Ieri sera, parlando di Leila con una cara amica ex libraia, è stato naturale ricordare i saggi editi da Mediterranee, che grazie a lei avevo presentato in più occasioni, e meditare sulla scelta di scrivere un romanzo di formazione al femminile.
Quando Paola Neyroz (Il giocatore di carte) mi ha donato l'opportunità di far parte di "Maria Venere" in compagnia di altre donne, ho scritto, ascoltato e condiviso tantissime storie scaturite dai suoi incipit in un progetto di approfondimento sul femminile.
In quell'occasione è stato naturale osservare con attenzione le dinamiche, le similitudini tra le storie, l'emersione di parti più profonde e spesso "accantonate", le paure, le emozioni e l'empatia scaturite dalla condivisione delle storie che come un filo invisibile ha guidato il gruppo fino al termine del progetto.
Proprio integrando queste esperienze in meditazione è arrivata Leila: "Lei è là": donna e specchio.
Scoprii poi che Leila deriva dal nome arabo "Laylah" che vuole dire "notte" e la sincronicità con la mia fonte ispiratrice, la luna, mi è sembrata perfetta. Femminile, luna, specchio, incosncio.
L'immediato collegamento con la Principessa Leila di Star Wars, con le sue ombre, la sua forza e la sua ribellione mi confermarono ulteriormente quanto questo nome fosse perfetto per la protagonista del romanzo.
Il filo invisibile che lega indissolubilmente Leila ai miei due primi volumi è proprio racchiuso in lei, nelle sue scelte, nei suoi comportamenti e nelle sue relazioni. Il tema del femminile non può, infatti, essere trattato compiutamente senza scrivere del maschile specchiando la totalità che appartiene ad ognuno di noi.





Foto di Lisa da Pexels

giovedì 17 settembre 2020

LEILA UNA STORIA COME TANTE

Con la luna piena, il 3 agosto, ho finito l'editing del mio primo romanzo. 
Con la luna nuova, pochi minuti fa, il corriere mi ha consegnato le prime copie del libro. 
Con la luna piena, il primo ottobre, "Leila una storia come tante" sarà disponibile in libreria.

La sincronicità di questo libro con le fasi lunari non smette di sorprendermi. 

L'idea di scrivere un romanzo è maturata nel mio cuore con gradualità. 
Percepivo da tempo l'intimo bisogno di scrivere sul femminile 
e spesso mi sono chiesta quale fosse il modo migliore per farlo. 
La risposta arrivò una notte di luna piena di due anni fa. 
Da quel momento non ho più smesso di dialogare con la luna.
Ne è nata una storia, una storia al femminile.