Immaginate di avere un fuoco al vostro interno e di attizzarlo continuamente. La pelle e gli occhi si arrossano, la testa pulsa, il cuore accelera, il respiro si fa molto superficiale con momenti di apnea e il corpo impiega tutte le sue energie per riportare equilibrio. In tutta questa confusione, la mente allaga il sentire e trasforma il disagio fisico in legna da ardere: il fuoco divampa e mantenere il controllo diviene impossibile. L'incendio esplode tutto intorno incenerendo ogni cosa o implode autodistruggendo il sistema (il corpo si ammala).
Questo è quanto accade dentro di noi quando siamo arrabbiati e ci identifichiamo con la rabbia.
Ci trasformiamo in draghi sputafuoco o ci annientiamo da soli, mandando in tilt il nostro organismo.
Cosa accade, invece, quando proviamo rabbia e abbiamo la consapevolezza di non identificarci con essa?
Osserviamo il fuoco al nostro interno e portiamo l'attenzione al corpo (terra) per contenerlo. Percepiamo la tensione e cerchiamo di scioglierla, rallentiamo e approfondiamo il respiro per calmare il cuore e manteniamo l'attenzione sul corpo per limitare il dilagare di pensieri incendiari.
Il fuoco crea energia e non possiamo pensare di spegnerlo e basta al riparo dalle conseguenze (frustrazione, rabbia repressa, tristezza).
Possiamo trasformare l'energia del fuoco in energia creativa con il movimento (con la danza o il giardinaggio, ad esempio) o con attività di nostro gradimento (pittura, scrittura, cucina).
Questa capacità trasformativa si acquisisce con pazienza e disciplina: le prime volte non sarà semplice fare qualcosa con la rabbia che ci brucia, ma il lavoro sul corpo sarà un primo passo che ci farà stare meglio evitandoci situazioni di cui poi potremmo rammaricarci in seguito.
Con calma impareremo a contenere il calore e saremo pronti a trasformare il disagio in benessere e gratificazione con il movimento o dedicandoci a ciò che ci piace.