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lunedì 24 dicembre 2018

NON BASTA MORIRE UN PO' PER VOLTA PER RINASCERE

Ebbene sì: non basta morire un po' per volta per rinascere. Non si può aspirare ad un cambiamento radicale trattenendo gli schemi del passato, anche solo in minima parte.

Si nasce nudi e così si rinasce. 
Tutto quello che ci portiamo dietro è un cuore che ha conosciuto il dolore, 
ma non vi ha messo radici, 
perchè per sua natura ricerca l'armonia.

Un'armonia profonda che si manifesta nella coerenza tra l'essere e la realtà dell'essere.
La vita è come un percorso ad ostacoli: alcuni li superiamo con facilità, altri ci fermano, altri ancora ci inducono a sopravvivere per poter procedere. Non ce ne rendiamo conto nel momento in cui li affrontiamo, ma con la maturità capita di tirare le fila della trama che abbiamo intessuto e osservarne con maggiore oggettività i nodi. Quei nodi che ancora ci legano a dolori del passato, limitando i nostri passi. Slegare quei nodi richiede coraggio e forza di volontà  perchè vi è sempre un prezzo da pagare per poterlo fare e spesso si tratta di una parte disfunzionale che dobbiamo lasciare andare.

Si nasce nudi e così si rinasce. 
Tutto quello che ci portiamo dietro è un cuore che ha conosciuto il dolore, 
ma non vi ha messo radici, 
perchè per sua natura ricerca l'armonia.

Che questo Natale sia per tutti giorno di rinascita.

Tanti cari auguri ai lettori
del
"Ritmo del corpo"

Donatella





mercoledì 20 dicembre 2017

LA LONTANANZA

Ci sono momenti in cui lontananza e distacco divengono prioritari per ascoltarsi al di là di tutto il rumore di fondo che sempre ci avvolge. Soprattutto quando si vive un periodo faticoso diviene quanto mai importante potersi ritagliare degli spazi di silenzio ed intimità. La lontananza da tutto è vicinanza a se stessi, è accoglienza e comprensione del vissuto, è apertura al sentire, quello più profondo che ha radice in noi e non è modificato dalla quotidianità. 
Personalmente amo questi momenti, ma spesso incontro persone a cui gli stessi momenti creano disagio. Il disagio di trovarsi soli e non piacersi, di doversi confrontare con le proprie paure, insicurezze, emozioni e debolezze. Un disagio destabilizzante che trasforma la solitudine in sofferenza e stimola la fuga verso il rumore. Un disagio invisibile e pesante come una valigia mai aperta, ma sempre al seguito. Un disagio ingombrante e voluminoso che si sceglie di non vedere.
A Natale mi piacerebbe che sotto l'albero ognuno di noi potesse trovare una bacchetta magica composta di coraggio e forza interiore, un paio di lenti luminose per sciogliere anche le ombre più buie, un caldo abbraccio ad alleggerire la sofferenza, una pastiglia di fiducia, di quelle in grado di farci guardare alla vita osservandone la pienezza e non le mancanze, un sorriso per non perdersi mai e un retino acchiappa priorità che lasci scorrere via le tante cose che tratteniamo per paura.
E per ultimo, insieme al fiocco, un prezioso momento di intimità per ritrovarsi e volersi bene per come si è.




sabato 16 dicembre 2017

CALMA E SANGUE FREDDO

La frenesia natalizia scalda gli animi ed eccita le menti: preparativi, regali, stimoli, incontri, auguri ...
Abbiamo così tante cose da fare che ad un certo punto potremmo sentirci molto stanchi.
Immaginate di guardare, all'ingresso del supermercato, una lunghissima nota della spesa con tanti prodotti da acquistare: di colpo il corpo si blocca e, indeciso sul da farsi,  inizia a muoversi tra le corsie del negozio alla ricerca dei vari articoli senza una direzione precisa. Lo stesso accade quando non abbiamo le idee chiare e ci mettiamo in testa di fare tante cose tutte insieme. Disperdiamo energie psico-fisiche e rimediamo stanchezza e frustrazione. L'incapacità a stabilire delle priorità precise ci costringe a correre come matti. Da dove nasce questa incapacità? Dalla mancanza di chiarezza. Quando a dirigere il corpo non siamo noi, ma la nostra mente fuori controllo la confusione ne è l'ovvio risultato.
Pensiamo che il fermarsi per riordinare le idee sia un'inutile perdita di tempo e così seguiamo l'orda disordinata dei pensieri nella convinzione che il movimento sia di per sè un utilizzo migliore del nostro tempo.
Calma e sangue freddo. Respiriamo. Fermiamoci e ritroviamo il nostro centro: stabiliamo una scala di priorità e arrendiamoci all'evidenza che il mondo va avanti lo stesso pur senza il nostro appoggio. E se il tempo limita le possibilità, chi dice che non sia per il nostro bene?
Gente strana noi umani dai ritmi frenetici.






mercoledì 14 dicembre 2016

IL FREDDO NATALIZIO

In questi giorni fa particolarmente freddo. Dalle mie parti a far compagnia al freddo c'è la nebbia, ragion per cui le persone escono di casa coperte di tutto punto con giacconi pesanti, cappellini di lana, sciarpe e guanti. Una tale zavorra fa da contrasto alle corse e alla fretta che caratterizzano i giorni prenatalizi.
L' inverno ormai alle porte è un invito all'introspezione e ad una vita più ritirata e tranquilla, ma, come sempre più spesso accade, le esigenze fisiologiche del nostro corpo vengono ignorate a favore delle innumerevoli incombenze che il Natale consumistico porta con sè.
E così, l'orda dei "frenetici pinguini" imbaccuccati sciama da un negozio all'altro riempiendo vie e locali, come fosse telecomandata da un imperativo superego teso a rinnovare, momento dopo momento, l'immagine del Natale con tanto di alberi addobbati, presepi, regali, pranzi e i famigerati ritrovi familiari.
Non ci si vede nè ci si sente per mesi, ma a Natale è d'obbligo unire l'accozzaglia del parentado indossando il sorriso e calibrando le solite frasi di circostanza alla bisogna : "Come ti trovo bene! Non sei invecchiato affatto! Che splendido vestito! Che magnifico regalo! ...".
E il freddo oltre che fuori dalla finestra, lo ritroviamo nei cuori dei partecipanti alla grande sagra "A Natale puoi ... essere come non sei stato mai!". 
Nel corso dell'anno facciamo il possibile per svicolare dal parente invadente, da quello curioso, da quello giudicante, mantenendo la nostra integrità, e poi a Natale scivoliamo brutalmente sulla buccia di banana dell'educazione conformandoci ai "si deve e non si deve fare" e soccombendo alle maschere, ai non detti, ai sorrisi forzati e al respiro corto. ("In fondo è solo un giorno, ce la posso fare !"- Certo che sì, se dimentichiamo il prepartita delle 3 settimane precedenti con le sue corse e la sua frenesia e il recupero post partita!).
E così da "pinguini imbaccuccati" ci trasformiamo in "pinguini congelati". Le nostre ossa scricchiolano, le cervicalgie e le lombosciatalgie imperano e fanno da corollario a nausee, mal di stomaco e cefalee.
Poi siamo bravi a raccontarcela e giustifichiamo immediatamente i malesseri con le frasi "post circostanza": "Stare seduti tante ore a tavola è faticoso, ho mangiato troppo,  forse ho esagerato con lo spumante ...".
Il coraggio di ascoltarsi a Natale è latitante: è scappato dagli Elfi al Polo Nord a farsi due risate osservando da lontano il teatrino dell'umano natalizio due punto zero sedici. 
Babbo Natale ha un bel da fare a dispensar libri sotto l'albero in ogni casa. Gli Elfi propongono per il prossimo anno di allegare le istruzioni per l'uso. Chissà. ;-)