In questo periodo storico confusione e instabilità sembrano predominare. Per questo motivo, è molto difficile e faticoso mantenere il distacco necessario a non farsi travolgere dalle emozioni. Si è circondati da persone molto reattive a causa della situazione e del mare di notizie tese a focalizzare l'attenzione su un presente "senza apparente via d'uscita". La rabbia è quasi tangibile e l'individualismo egoico sembra essere la dimensione più consona a difendersi da un mondo all'apparenza sempre più pericoloso. La nostra energia è per la maggior parte del tempo diretta all'esterno a scrutare l'orizzonte ed il corpo, che specchia il nostro atteggiamento difensivo, si fa barriera, rigida e contratta. La barriera conclamata delle nostre resistenze al dispiegarsi della vita, la barriera della paura.
Se ci permettessimo un ascolto del corpo scevro da questa paura (il che richiede un bel po' di lavoro consapevole), ci accorgeremmo che stiamo in piedi per forza d'inerzia: ci siamo trasformati in blocchi di cemento a presa rapida, inscalfibili e inamovibili. Questo non significa che ci sentiamo bene, ma sicuramente "pensiamo" di aver sotto controllo la situazione. E più la vita ci spinge verso il cambiamento, più aggiungiamo colate di cemento fresco a tutela della nostra posizione, dicendoci per rassicurazione: "Visto che stabilità? Non mi tocca nulla, sono centrato". E questa convinzione perdura fino al terremoto (un evento molto più vicino e traumatico) che i blocchi di cemento li fa a pezzi.
E siccome nulla capita per caso, prendiamo la palla al balzo e permettiamoci di percepire il nostro povero corpo a pezzi. In realtà, il nostro corpo era a pezzi anche quando si trovava imbalsamato nel cemento, ma a differenza di prima, ora si muove ;-) e questa non è cosa da sottovalutare. Il movimento, infatti, è un grande aiuto nello sciogliere i blocchi interiori (quelli di cemento hanno già dato) che emergono evidenti a farci sentire così disastrati. Ma di questo passaggio, ne parleremo un'altra volta.
Seguitemi invece nell'ascolto del corpo nel suo insieme, partendo dai piedi: si vacilla? Forse un pochetto. Tutta quella gran centratura non c'è. Bene, allora poggiate i piedi ALLINEATI TRA LORO per terra e trovate un appoggio che non vi faccia vacillare. Si inizia proprio così a costruire l'equilibrio, dalle radici.
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