mercoledì 9 novembre 2016

IL FUOCO NELLA GOLA

Una canzone di Nada - SENZA UN PERCHE' -, tornata di gran moda con la serie "The young Pope" di Sorrentino, recita:

"Lei non parla mai,
lei non dice mai niente,
ha bisogno d'affetto 
e pensa che il mondo non sia solo questo 
non c'è niente di meglio che stare ferma dentro uno specchio
com'è giusto che sia 
quando la sua testa va giù ..."

Inutile dire che mi piace un sacco. Inutile dire che mi ci ritrovo. La sindrome del silenzio ad oltranza per non ferire l'altro, del non detto per non voler vedere la realtà, del taciuto per il quieto vivere e  non perdere quell'affetto così strenuamente ricercato, del rimettersi in discussione sempre per comprendere le proprie debolezze senza tener conto di quelle altrui, hanno caratterizzato la mia vita per anni. Inutile dire, che nei periodi più faticosi da questo punto di vista, diventavo quasi afona quando avrei voluto urlare e il fuoco del non detto mi infiammava la gola. Quando ho smesso di fare l'imprenditrice la voce mi è tornata, ma c'è voluto tempo a maturare il coraggio di parlare, invece di subire in silenzio, soprattutto nell'ambito in cui sono più vulnerabile, quello affettivo. Ho sempre cercato una comprensione più profonda delle situazioni e spesso mi sono accontentata di raccontarmela soave attraverso falsi ideali di sacrificio e di accettazione, per riuscire a gestire il dolore. Questo fino a quando la vita mi ha sparato in faccia senza mezzi termini il mio dolore, troppo spesso adombrato dalla percezione del dolore altrui. Come dice la canzone, in quelle occasioni, la mia testa è andata giù e mi ha obbligata a stare ferma di fronte ad uno specchio ed osservare con compassione e immensa tristezza tutto quel dolore. E sprofondando nel mio dolore ho compreso che avevo ancora molti passi da fare in direzione di me stessa e dell'accettazione della mia totalità. La mia vita si colora spesso di eventi impegnativi, affinchè non dimentichi mai questo prezioso insegnamento. Ora non mi viene più il mal di gola, ma ogni volta scopro un nuovo disagio fisico, sempre più lieve, ma per questo non meno significativo. Ho imparato ad ascoltare il corpo ed esso non ha più bisogno di urlare a squarciagola il suo disagio. Camminando insieme si impara.




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