"Ci sono due modi di reagire a una situazione in cui non siamo disposti ad accettare il corpo.
Il primo è di "spegnere" il corpo, di ritirarsi nel proprio guscio, e ridurre le proprie attività.
Il secondo è di ritirarsi verso l'alto, di mettersi al di sopra del corpo con un'identificazione esagerata con l'io e la volontà."
Antonio Canova
Interessante questa riflessione di Lowen.
Viviamo nel materialismo più sfrenato e paradossalmente perdiamo sempre più spesso il contatto con il nostro corpo.
Vi prestiamo una cura esagerata, trasformandolo secondo i dettami della moda e non accogliendolo nella sua naturalezza o al contrario lo rifiutiamo rifuggendo in una spiritualità che non lo comprende.
In entrambi i casi non vi prestiamo ascolto. Lo diamo per scontato, ignorando i suoi segnali fino al momento in cui ci ammaliamo gravemente. A quel punto, ci sentiamo anche in diritto di arrabbiarci con lui.
Mi piace identificare il corpo con il cuore. La via più semplice e diretta alla radice di noi stessi. Un alleato prezioso nel lavoro verso la consapevolezza. Il corpo è, infatti, lo specchio fedele del nostro sentire e del nostro agire. Possiamo illuderci di aver superato un problema, ma se la nostra quotidianità ce lo ripresenta e il nostro corpo si irrigidisce, dobbiamo lavorarci ulteriormente. Solo quando il corpo sta bene ed è rilassato, siamo pronti per aprirci alle dimensioni sottili. Farlo prima sarebbe prematuro, in quanto manca consapevolezza. Il corpo è lo strumento migliore per fare esperienza e acquisire quelle radici così importanti per potersi elevare senza rischiare di perdersi.
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