sabato 17 settembre 2016

IL LASCIAR ANDARE DEL CORPO

Il nostro corpo è uno specchio fedele della nostra interiorità e del nostro sentire. Quando proviamo un dolore o una forte emozione il nostro corpo si irrigidisce e si appesantisce: cerca in qualche modo di schermarsi erigendo barriere che lo proteggano da ulteriori stimoli da parte del mondo esterno. Le tensioni e le rigidità creano però un muro invalicabile da entrambi le parti: esterno ed interno. Questo atteggiamento trattiene, quindi, il dolore o la sofferenza di una forte emozione non trasformata dentro di noi incrementando il malessere. A questo punto si aprono due vie: trascurare il sentire e congelarlo o aprirsi ad esso, ascoltandolo. La prima possibilità dà vita ai "Ghiaccioli": coloro che hanno scelto di sopravvivere rinunciando al sentire. La seconda possibilità stimola la consapevolezza e di fronte al disagio e alla sua percezione attiva un lavoro teso a trasformarlo. Il trattenere crea un blocco energetico che deve essere disgregato per poter lasciar andare il vissuto elaborando l'esperienza. 
Il nostro corpo è un alleato prezioso nel rimandarci la nostra capacità di lasciar andare: solo quando esso avrà ritrovato uno stato di benessere ed armonia avremo la conferma del completamento del passaggio. 
In che modo possiamo lasciar andare? Innanzi tutto trovando il coraggio di demolire la barriera e aprirci all'esterno nuovamente (fisicamente e non): lo possiamo fare in diversi modi ... con l'espressione del sentire - che non significa esplodere, ma mettersi a nudo e riconoscere la propria sofferenza -, con il movimento, continuando cioè a fluire con la vita, sciogliendo le rigidità e tornando a respirare a pieni polmoni,  e con lo svuotarsi fisico, eliminando le tossine accumulate. 
La focalizzazione sul corpo aiuterà a stoppare il labirinto dei pensieri legati alle emozioni provate o al giudizio, aprendo le porte al cuore e alla sua forza risanatrice.




lunedì 12 settembre 2016

CARICA E SCARICA .... IL TUO CORPO CON EQUILIBRIO ;-)


"L'energia entra in un organismo sotto forma di cibo, aria e di stimoli eccitanti. Viene scaricata sotto forma di movimento o di altra attività corporea. La carica e la scarica sono sempre in equilibrio se consideriamo la crescita come uno degli aspetti dell'attività corporea.  Se la carica viene diminuita, diminusice anche la scarica. Ma è vero che se la scarica si riduce, la carica viene spontaneamente diminuita. La scarica è motivata dalla ricerca del piacere. Tutte le attività di ogni organismo animale mirano al piacere immediato o a quello futuro. In tale affermazione è incluso il corollario che l'organismo, inoltre, si muove e agisce per evitare il dolore.
Quando il piacere manca, la motivazione a muoversi diminuisce in conformità. La produzione di energia si riduce e il livello energetico dell'organismo diminuisce. Quando la mancanza di piacere è dovuta ad un'incapacità strutturale di provarlo, abbiamo una persona la cui capacità di risposta emotiva è limitata e, per la stessa ragione, una persona il cui livello di eccitabilità è basso."



Leggendo queste parole di Lowen non ho potuto fare a meno di pensare quanto l'incapacità strutturale di provare piacere sia il corollario di un approccio alla vita sempre più congelato e tutelato da barriere. Spesso guardandomi intorno percepisco una grande immobilità, che si manifesta nell'individuo con il disarmonico flusso di energia tra carica e scarica. Lasciando da parte alimentazione e respirazione che mostrano con evidenza i loro disequilibri, riflettiamo sulle risposte emotive delle persone nella quotidianità: assistiamo spesso a picchi emozionali esagerati o all'assenza totale di emozioni. Se consideriamo lo scarico e lo consideriamo dal punto di vista emotivo, notiamo le grandi difficoltà legate al lasciar andare qualcosa che ci appartiene, che si tratti di fisicità, di emozioni, di situazioni, di immagini, ruoli, od oggetti  ha poca importanza. La scarsa apertura al cambiamento e la tendenza a godere della sicurezza dell'abitudine ci ha resi alberi fatti di corteccia, senza rami nè radici. Immobili nelle nostre posizioni e schiavi  della nostra maschera di legno. Ci sentiamo protetti, ma abbiamo disimparato cosa è la vita. Per tutelarci dal dolore abbiamo scelto inconsapevolmente di rinunciare alla gioia.

venerdì 9 settembre 2016

LA DEPRESSIONE E IL CORPO


"Quanto poco realistico sia l'atteggiamento di una persona depressa appare molto chiaramente dal grado della perdita di contatto della persona stessa con il proprio corpo. Vi è una mancanza di percezione di sè; l'individuo non si vede come è, dato che la sua mente è concentrata su un'immagine irreale. Non è consapevole delle limitazioni imposte dalle proprie rigidità muscolari, eppure queste limitazioni sono la causa della sua incapacità a realizzarsi come persona nel presente. Non sente i disturbi che si frappongono al funzionamento del proprio corpo, la motilità ridotta e la respirazione inibita, in quanto si identifica con il proprio ego, con la propria volontà e con la propria immaginazione. La vita del corpo, che è vita nel presente, è respinta come irrilevante, poichè gli occhi sono rivolti a uno scopo futuro che è il solo ad avere un significato."

Molto interessante questa riflessione di Lowen che attraverso risvolti concreti riguardanti la fisicità, definisce il manifestarsi della depressione. Insiste poco più avanti sullo stesso tema: "Nel perseguimento delle nostre illusioni, ci creiamo degli scopi irreali: cioè scopi il cui conseguimento eventuale riteniamo ci consentirebbe automaticamente di essere liberi e di riconquistare il diritto all'autoespressione, e ci renderebbe capaci di amare. Ciò che è irreale non è lo scopo, ma il compenso che supponiamo debbe seguire al suo conseguimento." E proprio grazie a questa ulteriore riflessione che possiamo facilmente intuire il limite che ci vincola: disperdendo energia all'esterno evitiamo di fare i conti con le nostre debolezze, le nostre paure ed il nostro dolore. Deleghiamo il nostro potere personale all'illusione che le situazioni possano risolvere il nostro disagio.

mercoledì 7 settembre 2016

IL RITMO DEL CORPO A TORINO


7 Settembre 2016
ore 18,30
alla
Libreria Arethusa a Torino 
Via Giolitti, 18 - 10123 Torino 
Tel. 011 8173373

DONATELLA CODA ZABETTA & EMILIO MARTIGNONI 

presentano:


Vi aspettiamo numerosi, torinesi e dintorni,
per condividere con noi
il RITMO DEL CORPO!

martedì 6 settembre 2016

SEI IL PRODOTTO DEI TUOI MOVIMENTI, PENSIERI, EMOZIONI E SENTIMENTI


(Gurdjieff mostrando l'esercizio dello "stop" ai suoi allievi, disse:)
"Ogni razza, disse, ogni epoca, ogni nazione, ogni paese, ogni classe, ogni professione possiede un numero definito di pose e movimenti che gli sono propri. I movimenti e le pose, o attitudini, essendo ciò che vi è di più permanente, di più immutabile nell'uomo, controllano la sua forma di pensiero, come la sua forma di sentimento, ma l'uomo non fa uso nemmeno di tutte le pose e di tutti i movimenti che gli sono possibili. Ognuno ne adotta un certo numero, in conformità alla propria individualità. In tal modo il repertorio di pose e di movimenti di ciascun individuo risulta molto limitato.
Il carattere dei movimenti e delle attitudini di ogni epoca, di ogni razza e di ogni classe, è indissolubilmente legato a determinate forme di pensiero e di sentimento. L'uomo è incapace di cambiare la forma dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti fino a quando non ha cambiato il suo repertorio di pose e di movimenti. Le forme di pensiero e di sentimento possono essere definite pose e movimenti del pensiero e del sentimento e ognuno ne ha un numero limitato. Tutte le pose motrici intellettuali ed emozionali sono collegate tra loro.
Un'analisi dei nostri pensieri e sentimenti, coordinata con uno studio delle nostre funzioni motrici mostrano che ciascuno dei nostri movimenti, volontari o involontari, è un passaggio inconscio da una posa ad un'altra, entrambe altrettanto meccaniche.
E' un'illusione credere che i nostri movimenti siano volontari. Tutti i nostri movimenti sono automatici e altrettanto lo sono i nostri pensieri e i nostri sentimenti. L'automatismo dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti corrisponde esattamente all'automatismo dei nostri movimenti; l'uno non può essere cambiato senza l'altro, di modo che se l'attenzione dell'uomo si concentra per esempio sulla trasformazione dei suoi pensieri automatici, i movimenti e le attitudini abituali interverranno tosto nel nuovo corso del pensiero, imponendogli le vecchie associazioni abitudinarie.
Nelle circostanze ordinarie, noi non possiamo neppure immaginare quanto le nostre funzioni intellettuali, emozionali e motrici dipendano le une dalle altre; e tuttavia,  non ignoriamo come i nostri umori e i nostri stati emozionali possano dipendere dai nostri movimenti e dalle nostre pose. Se un uomo prende una posa che corrisponde in lui a un sentimento di tristezza e di scoraggiamento, allora egli può essere sicuro di sentirsi molto presto triste e scoraggiato. Un cambiamento intenzionale di posa può provocare il lui la paura, il disgusto, la nervosità, o al contrario, la calma. Ma come tutte le funzioni umane, intellettuali, emozionali e motrici hanno il proprio repertorio ben definito, e poichè esse reagiscono costantemente le une sulle altre, l'uomo non può mai uscire dal cerchio magico delle proprie pose."


"IL CORAGGIO DI ASCOLTARSI" nacque dall'integrazione dell'esperienza del mio lavoro personale con quello dei gruppi di meditazione. L'intuizione del "IL RITMO DEL CORPO" fu la naturale conseguenza  alla consapevolezza dei limiti di un lavoro sull'interiorità legato alla fisicità in modo marginale. La sperimentazione e la ricerca personale con i gruppi di qi gong daoyin, basata su questo spunto, si rivelò oltremodo interessante e diede vita al nuovo volume.
Ieri leggendo queste parole di Gurdjieff non ho potuto far a meno di dedicarmi un piccolo momento di coccole per aver seguito con intensità il cuore e l'intuizione nel lavoro verso la consapevolezza.
Questo breve estratto darà vita a molte altre riflessioni che esporrò nei prossimi blog per non rendere quello di oggi un bilico di spunti ;-)

mercoledì 31 agosto 2016

SENTIRSI A CASA

Ci sono terre che risvegliano nel tuo corpo percezioni conosciute, 
di passi già compiuti, 
di orizzonti già osservati. 
Sono le terre del cuore, 
quelle che annullano la dimensione spazio temporale 
 rendendo il presente vivo di consapevolezze antiche. 
Sono le terre che conosci da sempre e non hai mai veramente lasciato: 
quelle che ti fanno sentire a casa.





mercoledì 24 agosto 2016

TREMA LA TERRA SOTTO AI NOSTRI PIEDI

Trema la terra
specchiando la nostra instabilità
la nostra caducità
le nostre insicurezze.
Trema la terra 
e ci riporta al silenzio.
Un silenzio carico di dolore
di disillusione
di assenza di parole.
Un silenzio prezioso
che acquieta il mondo esterno 
e ci riporta a noi stessi,
alle nostre priorità,
al nostro incessante correre in tondo.
Un silenzio che valorizza la vita
e ci mostra l'immobilità della morte e della distruzione.
Un silenzio che svela la forza interiore
indispensabile a ricostruire, 
per rinascere
con occhi consapevoli.